La commedia di Biancaneve
Dimenticatevi il poetico e anche terrificante cartone della Disney su Biancaneve. La favola dei Grimm, riproposta su Netflix per tutti, è, invece, una commedia scintillante e ironica in cui brilla, in gran spolvero comico, Julia Roberts nei panni della regina cattiva gelosa della bellezza di Biancaneve. La quale, lo sappiamo, fugge dal castello ed è ospitata dai sette nani, trucidi briganti che la rendono una brigantessa aristocratica e determinata, che solleva il popolo affamato contro la perfida matrigna. Alla fine, nella degna conclusione hollywoodiana di gran lusso, con stupendi e fantasiosi costumi, Biancaneve ritroverà il padre, sposerà il bel principe (un po’ tonto in verità) ed eviterà l’ultimo inganno dell’ex regina invecchiata – la legge del contrappasso – , cioè la mela.
Ironico, divertente, anche un po’ kitsch, il film vede le cose stavolta dal punto di vista della regina che usa le solite armi, il drago, gli incantesimi, la mela, lo specchio fatato, su cui il regista Tarsen Singh, la Roberts – appoggiata dall’ottima ”spalla” del personaggio inventato Brighton – e i colleghi intrecciano la commedia dei dispetti, dei lazzi, degli artifici in un crescendo di allegria leggera che toglie ogni orrore alla favola. Fa della regina una vittima di sè stessa più che di una fatale punizione e di Biancanve, tutt’altro che la candida fanciulla acqua e sapone, perseguitata dai cattivi, anzi una spadaccina degna di Zorro.
Svelto e senza un attimo inutile, il racconto dura un secondo tanto è ben fatto e dimostra come anche nella commedia ironica le favole mantengono il loro significato di fondo: cioè la (solita) gelosia delle madri che invecchiano verso le figlie che diventano belle. Ma qui con la voglia di non prendere le cose troppo sul serio.