La colazione etica che batte l’azzardo

Slot Mob fa tappa a Roma. Premiati due baristi che hanno scelto di «non arricchirsi sul vizio del gioco rovinafamiglie». Il coordinamento delle 150 associazioni che hanno aderito al progetto rilancia azioni sul territorio e un percorso di formazione anche nelle scuole
Slot Mob fa tappa a Roma

La signora Tiziana, titolare assieme alla figlia Giorgia e al compagno del bar di largo Appio Claudio a Roma, anche se ha scelto il nome American per il suo esercizio non voleva nessuna Las Vegas in miniatura tra i tavolini marroni dell’arredamento. «Vari miei amici, quando uscivamo insieme mi proponevano serate nelle sale giochi e pur di non perdere la loro amicizia li assecondavo, ma con grande disagio – racconta –. Poi ne ho visti alcuni rovinati da quel gioco infernale e nel mio quartiere c’è stata persino una persona che si è tolta la vita per la stessa ragione. Come potevo accettare di vedere i miei clienti fare la stessa fine?».

Tiziana ha scelto di far fruttare la creatività per far prosperare il suo locale e così si è inventata happy hour serali o a tema, ha innovato con prodotti nuovi e anche se le cifre incassate non si avvicinano neppure lontanamente ai 2 mila euro netti che avrebbe ricevuto dalle concessionarie del gioco, è orgogliosa e felice della sua scelta, pur con quasi 12 mila euro di conguagli nel cassetto. Qualche mese fa aveva deciso di offrire ai suoi clienti un servizio di pagamento online di bollette e multe, ma si era sentita rispondere dalla Sisal che, contestualmente, avrebbe dovuto installare due slot. Il no di Tiziana è stato deciso.

Anche ad Antonello Piras, del bar Zero9, non piace legare la sua attività a quella di un "rovinafamiglie". Sa che la sua clientela, a seguito di una scelta a favore delle slot, sarebbe cambiata e non voleva perdere i clienti qualificati. In cinque anni di lavoro si sono ripetute le proposte di appaltare qualche metro del suo locale alle macchinette: gli avrebbero garantito antifurti, protezione e poi un guadagno assicurato, ma ha rinunciato perché «il mio incasso sarebbe dipeso dalla rovina degli altri. Più loro si sarebbero rovinati più sarei diventato ricco, ma non mi sembrava giusto. Che razza di guadagno sarebbe questo?».

Slot Mob, la mobilitazione della società civile che da circa nove mesi percorre l’Italia per premiare i baristi che hanno detto no alle slot machine, ha fatto tappa a Roma, lo scorso sabato, catalizzando circa 700 persone, e stavolta i numeri non sono dati dalla questura, ma dai cornetti acquistati per la colazione etica ai banconi dei bar American e Zeronove. Anche qui una grande festa di piazza e di quartiere, perché all’iniziativa hanno aderito oltre ai rappresentanti del municipio il presidio di Libera, i membri di Economia e felicità e anche Città Nuova, tra i coordinatori della campagna nazionale; una banda jazz under 14 diretta dal musicista Pasquale Innariello e  La Murga, un gruppo di teatro di strada che coniuga musica, danza e recitazione con una forte connotazione di denuncia delle ingiustizie.

I biliardini e i giochi di società hanno tappezzato ogni angolo dello slargo e le squadre si incitavano e inneggiavano in romanesco sia per chi segnava che per i perdenti, in quella logica di relazioni condivise e di riscoperta della socialità che il giocare insieme comporta. C’è stato anche Riccardo in piazza, con la sua storia di ex-giocatore che da 16 mesi non guarda neppure a distanza una macchinetta: l’azzardo gli ha fatto perdere lavoro, amici e famiglia, ma grazie al centro di cura aperto all’ospedale Gemelli ha risalito la china e ora non smette di scrivere e sollecitare le istituzioni a non favorire l’azzardo legalizzato per le conseguenze sociali devastanti che produce. Ad ascoltarlo ci sono insegnanti e studenti di alcune scuole della zona: uno di loro ha perso il padre a causa dei debiti di gioco.

Nel pomeriggio, i coordinatori dei vari Slot Mob d’Italia hanno fatto il punto sulla situazione. C’è Daniele di Biella, la prima città ad aver aderito, che sta ideando un percorso di prevenzione nelle scuole e di sostegno continuativo alle attività no slot. Chi arriva da Reggio Calabria racconta invece delle bombe in uno dei bar che avrebbero ricevuto il premio perché “i concessionari del gioco legale” nella zona hanno un cognome potente. I rappresentanti da Genova e Catania sono impegnati in un regolamento che limiti le concessioni delle slot.

Le testimonianze si intrecciano alle proposte: ci sono quelle degli operatori sanitari che sulle dipendenze lavorano tutti i giorni, quelle degli amministratori dei municipi romani che vorrebbero degli Slot Mob settimanali e premianti; suor Alessandra Smerilli, economista e salesiana, vorrebbe dei “campi di lavoro” periodici nelle città in cui coinvolgere baristi e giocatori in un’azione di consapevolezza civile e diffusa e ha coinvolto anche le novizie del suo istituto in Slot Mob. L’impegno continuerà ancora territorialmente, anche perché le città che vogliono aderire all’iniziativa continuano a crescere e si punta ad arrivare al numero 100 con lo slogan di riscoprire un diritto al gioco che non è associabile solo ad azzardo e a patologie, ma a divertimento e socialità.

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