La città piange i suoi morti
Dopo la tragedia, per la città di Genova oggi è il giorno del lutto cittadino, dell’approfondimento delle indagini, della ricerca di tante risposte da dare ad altrettante domande che si inseguono nei corridoi delle Procura e trai numerosi cittadini che in mesto silenzio sul molo Giano guardano attoniti, increduli, storditi il cumulo delle macerie, dei ferri divelti, della polvere di cemento armato sparsa un po’ ovunque.
Genova è ferita, gravemente. Non si parla d’altro dal Mercato Orientale a Sotto Ripa. Nei Cantieri navali e sul lungomare di Corso Italia. Un gruppo di portuali ha portato allo stadio Ferraris uno striscione con la scritta “Basta morti sul lavoro” e l’ha esposta durante la partita Samp-Catania.
Quasi sembra che nessuno oggi qui abbia voglia di starci, anche chi è residente da sempre, anche se è “zenese” da quattro generazioni, anche se il nonno ha visto Garibaldi e i mille salpare da Quarto. Intanto prende il largo una nave da crociera, mentre un altro portacontainer con nome russo avanza verso la diga del porto. Già, l’attività portuale non ha subito intoppi: sia nel porto turistico sia in quello commerciale si svolgono regolarmente le normali procedure.
Nel 2012 il porto ha movimentato 6.600 navi con oltre 14mila operazioni di manovra. Gli ultimi interventi importanti eseguiti risalgono al 2008 e ammontano a circa 500 milioni di euro. Ma al molo Giano, adesso, c’è il sangue dei morti, difficile da cancellare, da dimenticare. Impossibile da spazzare via con il getto d’acqua dei vigili del fuoco.
La città di Genova vive una nuova tragedia, il dramma è sotto i nostri occhi. Sotto gli occhi di tutti e tutti si domandano perché sia potuta accadere questa tragedia, quali e di chi siano le colpe. I sette morti, sono giovani, troppo giovani per meritarsi questa fine: uccisi da una manovra errata di un portacontainer, il “Jolly Nero” che, vai a sapere per quale motivo, ha urtato e abbattuto, durante le operazioni di uscita dal porto, la torre di controllo dei piloti, dove, al momento dell’impatto, a più di 50 metri da terra, c’erano 13 persone, tra militari della guardia costiera, operatori portuali e civili.
La portacontainer ora è là, sotto sequestro, mentre il comandante della nave e il pilota del porto, che era a bordo della Jolly Nero, sono entrambi indagati. Ieri è arrivato il presidente del Consiglio Letta per un sopralluogo, e poi, accompagnato dal sindaco Doria e dal governatore della Liguria Burlando, si è recato a Villa Scassi per far visita ai feriti.
Il cordoglio, a nome di tutta la città, è stato espresso dal sindaco Doria. Per il presidente della Regione Burlando si tratta di «un incidente inspiegabile, tanto più se si pensa che la portacontainer era regolarmente condotta da un pilota a bordo e da due rimorchiatori, una manovra fatta centinaia di volte. Ci chiediamo tutti come possa essere successo, si stava facendo una manovra eseguita centinaia di volte».
Anche il cardinale Bagnasco ha raggiunto il molo per esprime il suo profondo cordoglio, la solidarietà e la vicinanza ai familiari delle persone coinvolte. Oggi al Santuario della Madonna della Guardia cardinale e preti pregano per i morti e i feriti. La procura della Repubblica ha sequestrato la «scatola nera» della Jolly Nero e aperto un fascicolo per il reato di omicidio colposo plurimo contro ignoti. Secondo il presidente dell’Autorità portuale di Genova, Luigi Merlo, «la nave non doveva essere lì, poiché una nave di quelle dimensioni non fa manovra lì. È davvero inspiegabile al momento quanto successo».
Il Gruppo Messina, di cui fa parte il portacontainer, si è detto «a totale disposizione delle autorità competenti» per individuare le cause del tragico sinistro», precisando che l’incidente è avvenuto «nel corso dell’usuale manovra di uscita dal porto nel previsto bacino di evoluzione che anche le navi della linea Messina, assistite, come nel caso della Jolly Nero, dai rimorchiatori e con il pilota a bordo, compiono con regolare frequenza».
Sul fronte delle indagini l’ipotesi sulla quale sta lavorando la Procura è che il motore della Jolly Nero potrebbe avere avuto un’avaria che le ha impedito di seguire la giusta rotta per uscire dal porto, finendo contro la torre di controllo. «Ma al momento non siamo in grado di dare una versione ufficiale sull’accaduto», ha detto il procuratore Michele Di Lecce.