La città di Loris reagisce alla tragedia

Mentre la mamma del piccolo resta in carcere, la piccola città di Santa Croce, stritolata dalla macchina mediatica, tira fuori le sue risorse migliori di comunità accogliente, in dialogo con i tanti migranti. La scuola presidio civile e di attenzione al dolore dei più piccoli
Loris striscione

Veronica Panarello rimane in carcere. Il Gip Claudio Maggioni ha ritenuto che la madre del piccolo Loris Stival sia la responsabile della morte del figlio, il cui corpicino è stato trovato in fondo ad un canalone, nel pomeriggio del 29 novembre scorso. La inchiodano le immagini delle telecamere di videosorveglianza che rivelano tutti i suoi movimenti nella mattina del 29 luglio.

Al contempo, gli inquirenti hanno ricostruito ciò che era accaduto anche nei giorni 27 e 28 novembre: in quei due giorni, i tragitti compiuti dalla donna per recarsi a scuola ed accompagnare i figli sono tutti nitidamente visibili. Nessun passaggio nelle strade che portano verso la scuola viene invece rivelato dalle telecamere il 29 novembre. Altri fotogrammi inquadrano la donna che, uscita da casa verso le 9,20, si dirige verso il Vecchio Mulino.

Sono queste, secondo gli inquirenti, le prove che è lei la responsabile del delitto del figlio. Un delitto atroce, ancora senza movente, perché Veronica, dal carcere, continua a proclamarsi innocente, ribadendo di aver accompagnato il bambino a scuola. L’inchiesta utilizza quasi esclusivamente le immagini delle telecamere di videosorveglianza, presenti in modo massiccio a Santa Croce Camerina, sia perché utilizzate dalle aziende private, sia perché nella cittadina sono stati installati 42 impianti di videosorveglianza, nell’ambito del progetto “Pon Sicurezza” del Ministero dell’Interno.

Si è guardato subito a quelle immagini (pur se non tutti i 42 impianti sono stati completati e sono in funzione) per cercare tracce del bambino scomparso che, a detta della madre, era stato lasciato nei pressi della scuola. Ma nessuna telecamera lo riprendeva (nella zona della scuola gli impianti non funzionavano) e nessuno aveva visto il bambino, men che meno i compagni di classe e le maestre che avevano registrato la sua assenza.

Santa Croce Camerina, piccolo paesino di 10mila anime, situato nel cuore di una ridente vallata, spiagge bellissime e litorali azzannati dall’abusivismo e dalle tante costruzioni (troppe …) delle località balneari, ha subito un grave colpo. Prima conosciuta come la cittadina di Montalbano (Punta Secca, la frazione dove si trova la casa del celebre commissario uscito dalla penna di Camilleri, si trova a pochi chilometri di distanza), oggi è salita agli onori della cronaca per un delitto atroce e ancora senza un perché.

Qualcuno ha ucciso, in modo inspiegabile, un bambino e ne ha gettato il corpicino, a testa in giù, in un canalone, scaraventandolo dall’altezza di due metri e mezzo. Dolore e costernazione, nel primo giorno, poi subito dopo rabbia e confusione: specie man mano che il clamore mediatico e le notizie che filtravano dalla Procura puntavano l’attenzione sul cacciatore che aveva ritrovato il corpicino, tale Orazio Fidone.

Scagionato costui ci si è concentrati sulla madre che, da sola, o forse con un complice (la cui presenza però viene esclusa dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza) ha strangolato il suo bambino. Infine è subentrata l’incredulità e la costernazione, man mano che le indagini degli inquirenti puntavano in direzione della madre e che filtravano le notizie sulle incongruenze nelle sue dichiarazioni e nei percorsi che essa aveva indicato.

Ma la cittadina sa reagire. E lo fa con i suoi uomini e donne migliori e con le sue istituzioni. Il sindaco, Franca Iurato, analizza con serenità la situazione. «Non tocca a noi dare giudizi su quanto è accaduto. Attendiamo le indagini degli inquirenti e le risultanze del lavoro investigativo. La città è stata colpita duramente da questa tragedia e la viviamo stringendoci accanto alla famiglia. Abbiamo annullato le manifestazioni natalizie e attendiamo di poter dare l’ultimo saluto a Loris con il suo funerale».

Nella parrocchia di San Giovanni battista, il viceparroco, don Flavio Maganuco parla ai bambini nella messa domenicale. «Loris adesso è un angelo. Noi non preghiamo per lui, vogliamo pregare lui, che è vicino a Gesù. Loris, aiutaci a essere fonte di sorriso, aiutaci a essere fonte di gioia. Tu che sei un angioletto, aiutaci a essere fonte di gioia».

Anche la comunità islamica ha ricordato Loris. A Santa Croce Camerina gli immigrati sono tanti, soprattutto maghrebini. Ma c’è anche un gruppo di rumeni e polacchi. Gli immigrati regolari sono 3500, in una cittadina che ne conta 10mila: sono il 35 per cento della popolazione, un tasso altissimo. Sono integrati, i loro figli sono nati qui.

Nella sede della comunità islamica si riuniscono in preghiera il venerdì per la Salat al-Jumu'ah, giorno della preghiera comune dei musulmani. Nel sermone che precede la preghiera, il khutba,l’imam Adel Rouine ha ricordato il piccolo Loris. “Il dolore è tanto: i bambini sono sacri, sono il nostro futuro” spiega Adel. Nessuno, nei giorni successivi alla tragedia, quando ancora non era emersa la drammatica verità, ha puntato il dito contro di loro, nessuno li ha additati o sospettati come pure sarebbe accaduto in altre città, dove la presenza di immigrati produce fenomeni di intolleranza razziale.

Uno degli anziani della comunità, Mohamed Ghazidi, macellaio a Santa Croce da 30 anni, spiega: “Noi viviamo bene qui: ci hanno accolto bene. Non c’è distanza, viviamo fianco a fianco. Santa Croce era poco conosciuta. Loris ha fatto persino più di Montalbano, facendo conoscere questo paese al mondo. Ma noi vorremmo che restasse, al di là del dramma, questa realtà di una cittadina serena per tutti: è veramente così”.

Nella scuola, la preside, Giovanna Campo, insieme ai docenti, sta affrontando il lavoro di ogni giorno, con la responsabilità di spiegare ai più piccoli cosa è accaduto. Sono arrivati gli psicologi dell’Aspo, coordinati da Giovanni Di Martino, e gli esperti di “Telefono Azzurro”. “Hanno incontrato i bambini – spiega Giovanna Campo – ma anche i docenti, che devono essere preparati ad affrontare questi momenti e a rispondere alle domande dei bambini. C’è stata tanta pressione, tanto clamore mediatico. I bambini ne sono influenzati. Loro sarebbero capaci di superare meglio questo momento, anche se si fanno tante domande”.

Poi ha aggiunto: “Siamo grati al Prefetto, che ci ha sostenuto e ha fatto da tramite per permettere ai nostri alunni e a tutti noi di affrontare e vivere questi momenti difficili. E’ un apporto importantissimo per garantire la serenità dei nostri ragazzi e per rispondere nel modo adeguato alle loro domande di questi giorni”.

La scuola ha voluto ricordare Loris con un manifesto azzurro a lui dedicato. C’è scritto: “Loris. Sgomento e dolore attanagliano i nostri cuori, la rabbia graffia le nostre anime e lacrime amare sgorgano dai nostri occhi. Seppur addolorati, però, dobbiamo guardare nel profondo del nostro cuore, in quell’angolo non offuscato dal male, per scorgervi la gioia della SPERANZA, del RICORDO e dell’AMORE dato e ricevuto”.

Sullo sfondo di un cielo azzurro, le mongolfiere a forma di cuore che si alzano verso il cielo, a portare l’amore dei bimbi al loro compagnetto che li ha lasciati troppo presto. E c’è la scala, quella scala che Loris ha salito in fretta per raggiungere il Paradiso e che rappresenta il legame forte con chi è rimasto quaggiù.

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