La città dell’uomo
Il lento sviluppo dello spirito europeistico raggiunge, fin dagli anni Ottanta, zone della provincia italiana lontane dai luoghi di dibattito sulle grandi idee. Un gruppo di giovani della parrocchia di San Michele a Santarcangelo (Rimini), insieme al loro parroco don Giarcarlo Moretti, realizza campeggi estivi all’estero per uscire dagli angusti limiti del proprio territorio: Va là, ch’at tir fura me ment’e’ capan!, va là, che ti porto io fuori dal capanno! Nascono tornei internazionali di calcio, gemellaggi con parrocchie e gruppi giovanili dell’Austria, quali occasioni uniche per vivere i valori del vangelo nella prospettiva dell’unificazione europea. Nel 1993, poi, un’escursione sui Monti Tatra della Cecoslovacchia e l’incontro con alcune comunità vive di un popolo sopravvissuto a una lunga repressione ideologica: l’arte aveva dissetato per decenni quel popolo, risanato le ferite sociali, dato la possibilità di guardare in avanti. Tale scoperta amplia il raggio d’azione del gruppo romagnolo che si apre a nuovi amici: nasce l’associazione culturale La ginestra, che stabilisce un rapporto solido con le comunità conosciute in Cechia e Slovacchia e coinvolge città e istituzioni. L’arte, nel richiamo alla bellezza e all’armonia, diventa il linguaggio che accomuna, che aiuta le diversità a incontrarsi, rinsaldando vincoli sociali tra cittadini e istituzioni per la rinascita delle città. Di fronte al primo progetto Costruiamo ponti: Est-ovest un solo umanesimo europeo, è il sindaco di Rimini, Giuseppe Chicchi, che coglie in esso radici antiche di dialogo tra il riminese e i popoli dell’Est europeo. Risuona in quei giorni la frase di Dostoevskij: La bellezza salverà il mondo, e si comprende che bisogna portare la bellezza a tutti perché ci sia un giorno salute politica, sociale, economica spirituale oltre che fisica. Uno slogan diventa metodo nell’azione: Non dire mai di no e fare quello che si può. Nascono iniziative varie e si scopre la figura del fisico e studioso Piero Pasolini, di Borghi, il cui pensiero diventa motivo di ispirazione per l’associazione: Come l’idrogeno e l’ossigeno, in determinate condizioni, possono diventare acqua, gli uomini possono diventare migliori, più universali, aumentare il loro essere, se attuano condizioni che li facciano uscire da tutto ciò che è particolarismo: interessi, punti di vista, isolamento. La richiesta, da parte del Comune di Rimini, di una ricerca sul Colore di Rimini avvia un lavoro con artisti italiani, della Cechia e Slovacchia. Si realizza la prima grande mostra nel giugno 2002: Luce e colore: Rimini, casa accogliente e città feconda, che viene poi riproposta in Cechia. È l’anno in cui Chiara Lubich, già insignita nel 1997 della cittadinanza onoraria, ritorna a Rimini e, in un grande convegno internazionale sulla pace, propone a tutti i presenti la via della fraternità quale valore fondamentale della civiltà contemporanea. Nel 2004, la mostra e il relativo convegno di Olomouc sul tema: La città dell’uomo, con venti artisti di tutta l’Europa e centinaia di operatori delle più diverse professionalità organizzata, poi il con- gresso di Brno ed infine la mostra nel parlamento di Praga. Ultima tappa, il convegno di Rimini del 28 gennaio 2006: La città quale posto per l’uomo, alla presenza di politici, operatori economici, giovani e una delegazione della Cechia guidata dal deputato moravo Zdenek Vich. Sergio Zavoli evidenzia l’identità profonda del progetto, definendola un germe di vita piantato nella terra slava e in Romagna che tocca nel profondo ed unisce le due patrie. Come segno visibile di questa vicinanza, che cresce anno dopo anno, propone di piantare un albero tipico della Romagna in Cechia e uno tipico della Cechia in Romagna. RIMINI, TEATRO DEGLI ATTI Cittadini di buona volontà, artisti, uomini e donne di cultura si sono posti in dialogo per far rivivere a Rimini la bellezza delle sue tradizioni, la dignità dei suoi colori, la storia delle sue opere. Ma Rimini è ancora una città del dialogo e dell’accoglienza, nella turbolenza del traffico, nella dialettica degli spazi, nella sofferenza della discontinuità?. Così si legge nell’invito al convegno promosso dall’associazione La Ginestra insieme alle associazioni della Cechia; Trialog di Brno e Unie Vytvarnych Umelcu di Olomouc. Dai relatori emerge un quadro ricco di prospettive, lì dove si comprende che il disagio per tanti squilibri sociali può essere superato con rapporti di collaborazione e comunione. A Sergio Zavoli il progetto, nel suo sviluppo, appare simbolico ed attuale, aperto alla relazione e alla conoscenza tra i popoli. Ritiene che oggi, non puntare alle relazioni, sia il peccato più grave. È l’amore che ci permette di accogliere le diversità. Fondamentale poi in tale processo di maturazione sociale la funzione degli artisti, chiamati ad essere elementi essenziali di armonia nel processo di unificazione. Come afferma don Giancarlo Moretti, attuale presidente de La Ginestra, prima ancora di essere esperti di politica o di tecniche, occorre essere capaci di interpretare il destino del popolo, di riconoscere i luoghi e i tempi della patria. Non si tratta di fondare nuove città ma dare patrie agli uomini mediante la riconciliazione delle comunità. Significativa l’esperienza di Marek Trizuljak, artista di Olomouc. Egli precisa, d’accordo con Miroslava Trizuljakovà, che l’uomo ha diritto ad un ambiente vitale curato bene nel senso dell’armonia dei colori. Un mondo grigio e incolore, o reso caotico da tinte traboccanti, usate senza qualsiasi regola, segna la perdita delle radici culturali. Viceversa, il coraggio e la capacità di scegliere cromie giuste è il segno di un orientamento solido nei valori sostanziali e nell’ordine. Piero Guidi, artista e imprenditore marchigiano, è convinto che sia necessario investire sull’uomo, sulla formazione, creando condizioni lavorative di libera creatività. Nella stessa prospettiva l’esperienza di Miloslav Kotek, presidente di Trialog: Occorre sviluppare una intensa e giusta comunicazione tra il settore civico del non profit, il settore economico imprenditoriale e il settore politico della pubblica amministrazione . Il convegno si chiude con l’intervento della ballerina Liliana Cosi, che offre ai presenti la visione dell’arte come profezia di un nuovo umanesimo, lasciando intravedere la potenzialità sociale di esperienze di unità, frutto dell’amore reciproco fra gli uomini, riflesso della bellezza di Dio che è amore. Bellezza che si rifletterà su tutto ciò che riveste e ospita il popolo.