La città come Casa di Giobbe
Bilanci e progetti per i sessant'anni dell'Amicizia ebraico cristiana di Firenze
L’Amicizia ebraico–cristiana di Firenze celebra i suoi sessant’anni. Un’occasione preziosa per un bilancio e per guardare al futuro all’insegna del dialogo e dell’apertura.
Le Amicizie ebraico–cristiane sono nate durante la guerra in Francia con la fondazione di quella di Lione nel 1942. In Italia la prima fu quella voluta da Giorgio La Pira, Guido Neppi Modona e Arrigo Levasti a Firenze. Per celebrare la ricorrenza si è svolta, a Firenze, una giornata che ha raccolto rappresentanze delle diverse Amicizie ebraico –cristiane nate in Italia dopo quella fiorentina (a Roma, Torino, Napoli, Ravenna, Cuneo e, ultimamente a Bologna). Presso la Biblioteca Laurenziana in piazza San Lorenzo, si è svolta una lectio di Ida Zatelli, con l’esposizione eccezionale dei codici ebraici della biblioteca.
La celebrazione è stata l’occasione per fare un bilancio, ma anche un’opportunità per guardare avanti. Si sono succeduti vari interventi che hanno messo in evidenza la vitalità di alcune Amicizie, impegnate in prima linea perché in Italia non si verifichi più quanto è stato vissuto negli anni del ventennio fascista e durante la guerra. A mostre, lezioni e seminari si aggiungono programmi che toccano la base.
Particolarmente significativo è l’impegno a introdurre il dialogo fra cristiani ed ebrei, ma anche la conoscenza di altre religioni all’interno delle scuole, per formare le nuove generazioni ad una prospettiva diversa da quella del ‘900. D’altra parte, la priorità educativa in un panorama come quello attuale, con una vera emergenza in questo settore, è stata segnalata con forza al termine dei lavori. Si è ricordato il detto ebraico «il futuro del mondo è il respiro dei bambini che imparano a leggere e scrivere».
Ma altre sono state le iniziative interessanti sviluppatesi nel corso degli anni in varie parti d’Italia. Lo scambio di studenti, ospiti di famiglie, un turismo che miri non solo alla visita dei luoghi e dei monumenti in Israele, ma a conoscere il cuore del popolo ebraico, e, non ultima, la possibilità di studiare la lingua ebraica anche per coloro che non hanno una particolare preparazione universitaria e linguistica.
La giornata del sessantesimo dell’Amicizia di Firenze ha portato un nuovo impegno a fare delle nostre città e comunità delle nuove «case di Giobbe», con una porta aperta su ogni lato, per permettere a chiunque di entrare e sentirsi benvenuto. Un messaggio coraggioso e controcorrente, soprattutto viste alcune manifestazioni di intemperanza e chiusura nei confronti dell’altro che si stanno verificando in Italia.