La Cina delle Olimpiadi invernali
Forse dovremmo porci alcune domande e provare a darci delle risposte rispetto alla Cina delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022. È tutto vero tutto quanto vediamo in televisione o sentiamo dai media, oppure ci sono domande per le quali non abbiamo ancora trovato una risposta?
Papa Francesco, nel suo discorso in occasione della Giornata della Fratellanza Universale, del 4 febbraio scorso ha fatto un discorso semplice, che può essere di ispirazione. È un inno alla diversità, alla base della fratellanza universale: “Siamo tutti diversi eppure anche tutti uguali sotto lo stesso cielo”.
Vedendo le immagini da Pechino della cerimonia di apertura, mi hanno colpito le 24 stagioni dell’anno secondo l’antico calendario cinese. Ho apprezzato questa diversità, che non è secondo la mia cultura: potrei anche criticare, seguendo i miei parametri occidentali, invece ho colto che se mi apro alla diversità posso scoprire una profonda ricchezza. “Dipende da noi, da come vediamo le cose, dalla nostra mente”, dicono i miei amici monaci buddhisti theravada in Thailandia.
Proviamoci. Potremmo spostare quel filtro della contrapposizione, del dualismo, dei buoni da una parte e i cattivi dall’altra. Questo modo di vedere alimenta uno spirito di contrapposizione che ci appartiene ma che viene anche esasperato dai media di un certo orientamento politico. Dovremmo provare a leggere gli eventi guardandoli dalla parte opposta del globo, dall’Asia in questo caso, senza valutare tutto soltanto con i nostri parametri.
Le Olimpiadi cinesi, o meglio queste Olimpiadi invernali asiatiche, sono senza dubbio un evento che coinvolge tutta l’umanità, ed anche una dimostrazione della forza cinese dal punto di vista economico, sociale e culturale. Sono un fiore all’occhiello per tutta l’Asia, o per gran parte di essa.
In Cina (aspetto molto comune in tutto il continente) la coesione sociale è molto forte, come il rispetto dell’altro, della legge, della collettività: perchè senza il gruppo, la famiglia, la nazione, tu, come singolo, sei perso.
È il gruppo, l’insieme, che vale: proprio come è stato proclamato all’apertura dei giochi. Valiamo in quanto siamo insieme ed insieme possiamo vincere. E la Cina, dobbiamo ammetterlo, non solo nei giochi olimpici invernali, ha già vinto per lo spettacolo di coesione nazionale che ha dato al mondo intero anche durante la pandemia.
L’economia cammina (pur con i problemi che non possono mancare), lo stato favorisce uno sviluppo della nazione che in Occidente ce lo sogniamo. Basta vedere le infrastrutture cinesi: treni ad alta velocità, porti, autostrade, una grande quantità di pannelli solari (la Cina è il primo paese al mondo per fotovoltaico). E poi ci sono le alleanze commerciali ed energetiche: il gas russo arriva in Cina attraverso un gasdotto sotterraneo all’avanguardia, e un contratto di erogazione della durata di 30 anni.
L’alleanza commerciale tra Russia e Cina (una volta erano acerrimi nemici) è stato un duro colpo all’egemonia statunitense. Forse da qui derivano i veri problemi dei rapporti tra Cina, Usa e Federazione Russa. In termini commerciali, se domani la Cina decidesse di mettere sul mercato il surplus di valuta estera delle sue casse, oppure se decidesse di non inviare più nessuna merce in Usa e in Europa? Oppure di bloccare gli acquisti di prodotti esteri per un anno intero? Accadrebbe una tale catastrofe economica da provocare il crollo dell’economa mondiale.
La Cina non ha un regime che tiene rinchiuse 1,4 miliardi di persone: i cinesi viaggiano, lavorano, sono ovunque. Il suo premier ha assicurato più volte all’Occidente che non vuole, in nessun modo, distruggere il mercato valutario mondiale con un’azione che metterebbe a rischio la sicurezza dell’umanità. Ma al di là delle affermazioni ideologiche, passeggiando per le strade di Pechino e per le città cinesi, si avverte che la gente non è tenuta sotto il tiro dei cecchini o controllata dai droni. Anche la storia della tennista Peng Shuai è stata molto ridimensionata in queste settimane. Nel post che ha scritto non ha mai parlato di violenza da parte dell’ex vice-primo ministro del Consiglio di Stato, Zang Gaoli, nei suoi confronti.
Certo, la Cina dovrebbe rispondere più chiaramente circa i regimi in Myanmar e in Cambogia, e le richieste da parte dell’Occidente di una presa di posizione in merito non sono state ascoltate da Pechino. È vero, ma anche l’Occidente in quanto a responsabilità in questioni altrettanto gravi in molte parti del mondo, non è certamente da meno.
Oggi però puntiamo l’attenzione sui giochi olimpici invernali, sulla competetizione sportiva e lasciamo da parte le dispute politiche ed economiche: ritorniamo allo spirito genuino dei giochi, nati per la pace e per scongiurare la guerra tra i popoli. Iniziamo ad apprezzare la diversità dei nostri avversari e… vinca il migliore!
Gli atleti presenti a Pechino sono espressione di 4,7 miliardi di persone ed hanno il sacrosanto diritto di sentirsi apprezzati, ascoltati e valorizzati per i Paesi che rappresentano. Ci sono valori in Asia che noi, in Occidente, abbiamo perso, come quello di appartenere ad una nazione, ad un gruppo. Come dice papa Francesco: “O fratelli o crolla tutto”. Questo vale per i giochi e per la politica, ma anche per ciascuno di noi.