La cicatrice di Nogales

Si ride amaro nella graphic novel dell’editrice Oblomov: il muro di confine tra Usa e Messico, come una trincea, le piccole ma dolorosissime storie di frontiera e disperazione, la violenza razzista e i paradossi

L’editoria a fumetti italiana vive un momento decisamente importante; il consolidamento di alcune realtà editoriali negli spazi delle librerie cosiddette di varia è stato seguito dalla nascita di nuovi editori o dalla discesa nel genere di editori già affermati con etichette ad hoc.

Se nel secondo gruppo possiamo annoverare Mondadori con la collana Mondadori Oscar Ink, Feltrinelli Comics e Newton Comics, nel primo svetta la casa editrice bolognese Oblomov Edizioni.

Con un ragguardevole numero di volumi pubblicati nel suo primo anno di vita, il 2017, quest’ultima è il frutto dell’esperienza professionale e umana del cagliaritano Igort, autore completo dalla quarantennale carriera, musicista, narratore, conosciuto in Italia e all’estero. Nel recente passato a contribuito alla nascita ed all’affermarsi della Coconino Press e dal prossimo giugno sarà direttore della storica testata Linus, acquisita dal gruppo La nave di Teseo.

La Oblomov ha pubblicato, oltre al secondo volume di Quaderni Giapponesi di Igort (qui la nostra segnalazione al primo), edizioni di autori stranieri contigui ad Igort così come qualche debutto (Lucenera di Barbara Baldi).

Grazie al duo Andrea Ferraris e Renato Chiocca ci regala, invece, una agile graphic novel, La cicatrice. Sul confine tra Messico e Stati Uniti, ottimo esempio di quello che può essere definito graphic journalism.

Nel novembre 2016 l’elezione di Donald Trump, grazie alla fantasiosa promessa elettorale di un muro sul confine Usa / Messico, riportò all’attenzione del mondo intero una questione sempre dolente nei rapporti fra gli Stati Uniti e il confinante Messico.

Gli autori si sono recati fisicamente sul posto e, grazie all’aiuto di guide locali, hanno avuto modo di rendersi conto dell’attuale situazione di quello che più che un confine somiglia a una trincea, se non una cicatrice, come da titolo dell’albo.

Nogales è la città, divisa in due parti fra le due nazioni, punto di partenza di questo racconto; singolare sia anche stata usata in una storia di un altro fumetto italiano, Tex, seppur lontana dalla drammaticità di questa.

I due autori ci consegnano un rapido racconto impreziosito dai disegni “sporchi” di Ferraris; vengono snocciolate piccole ma dolorosissime storie di frontiera e disperazione, così come la vita di persone che prestano aiuto ai migranti che quotidianamente cercano di attraversare il confine.

Sembra, in questa Italia del 2018 a cavallo di una tornata elettorale caricata da interventi pieni di razzismo (più o meno celato), il momento migliore per proporre questa via di mezzo fra narrativa e documentario, nel quale vengono sottolineate non solo le problematiche dell’immigrazione e dell’intolleranza ma anche i paradossi che fanno sorridere amaro, come l’immagine in cui si scopre che il muro che attualmente divide il confine (in parte) fra Messico e Stati Uniti ad un certo punto, semplicemente, finisce. E basterebbe, lì, fare un paio di passi in più per superarlo e trovarsi dall’altro lato.

Non sembra intenzione dagli autori l’idea di suggerire una soluzione al problema; basta, da parte dei narratori, semplicemente raccontare la situazione attuale, fotografarla e riportarcela per farci capire che nessun muro potrà essere mai la soluzione ad una vera e propria diaspora e che continuare a costruirne può essere solo un modo per foraggiare chi, illecitamente, si occupa di aiutare i disperati che quotidianamente cercano di attraversarlo.

Qualsiasi riferimento alla situazione attuale e alle carrette del Mediterraneo è, ovviamente, per nulla casuale.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons