La Chiesa nel mondo e il mondo nella Chiesa

In dialogo con il segretario della Conferenza episcopale latino-americana sulla nuova evangelizzazione da attuare dentro un modello di convivenza che sa accogliere divino e umano
Sinodo dei vescovi

«Gli scenari del mondo nei quali la Chiesa si trova sono cambiati, quindi la nuova evangelizzazione si trova a un incrocio. Che cosa dobbiamo fare?» É la domanda che si pone Santiago Silva Retamales, giovane e acuto vescovo cileno, segretario generale del Consiglio episcopale latino-americano, mentre dialoghiamo a margine di una delle plenarie del Sinodo sulla nuova evangelizzazione.  La sua domanda riflette la preoccupazione centrale dell’assise dei vescovi, ormai alle ultime battute.

Sull'interrogativo il vescovo continua una riflessione a voce alta: «Cambiamo allora la Chiesa, perché si adatti a questi scenari, finché magari siano evangelizzati, oppure dimentichiamo gli scenari e continuiamo ad evangelizzare come se non fosse successo niente?». Sono due delle direzioni  dell’incrocio – contrapposte – sulle  quali si sono già incamminati singoli, gruppi e movimenti nella Chiesa. Ma monsignor Santiago dice la sua: «Non possiamo cambiare la Chiesa per farla diventare una realtà totalmente nuova, perché non l’abbiamo inventata noi, essa ha la sua origine nel mistero trinitario, in Gesù Cristo che ci ha mandato ad annunciare il Vangelo». «La mia proposta – continua allora – è di tornare alla fonte, alla Chiesa di sempre, legata a Cristo e aperta al dono dello Spirito, per lasciarsi guidare da lui. Allora – e qui viene l’intuizione più illuminante – la Chiesa scoprirà i semi del verbo, i segni dei tempi che Dio le sta mostrando».  

Per il prelato bisogna capire la relazione fra Chiesa e mondo: «Non sono due entità indipendenti l’una dall’altra, perché, per il fatto che la Parola di Dio si è incarnata, ha assunto tutto ciò che è umano. Quindi la Chiesa deve aprire le sue frontiere di modo che tutto l’umano entri in essa. La Chiesa non sta contro il mondo, perché anche la Chiesa è mondo, in esso vi sono semi del Verbo, che sono anche della Chiesa e lei vi si deve riconoscere. Abbiamo bisogno di un’ecclesiologia di relazione, non di conflitto».

Ma non possiamo negare che esistono i contrasti, obietto. «Certo – risponde –, li troviamo già nel vangelo, dove tanti si oppongono a Gesù. Non dobbiamo aprire le frontiere per fare entrare tutto. Per questo la Chiesa deve annunciare la salvezza». Queste sono belle idee, ma concretamente, dove si trova ora la Chiesa in questa situazione? Che cosa dice il Sinodo? Le mie domande si fanno insistenti. «La Chiesa sta prendendo coscienza che dobbiamo riformulare il nostro linguaggio, il nostro modo di avvicinarci alle persone, – prosegue convinto il segretario del Celam  –  dobbiamo guardare con simpatia la realtà del mondo per poter evangelizzare. E nel Sinodo ascoltiamo anche tante esperienze belle di Nuova evangelizzazione».

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