Per la Chiesa e per l’Italia

La prolusione del cardinale Bassetti che ha aperto i lavori del Consiglio permanente dell’episcopato italiano, è ricca di riflessioni e di proposte concrete
2017. ANSA/ANGELO CARCONI

Quattro ambiti da non disertare: lavoro, giovani, famiglia, migrazioni. Quattro verbi a cui fare riferimento: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Tre priorità per l’oggi della Chiesa: spirito missionario, spiritualità dell’unità, cultura della carità.  Un «unico filo comune: l’Italia».

La prolusione del Presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, che ieri ha aperto i lavori del Consiglio permanente dell’episcopato italiano, è forte e chiara. Nel pieno di quel «cambiamento d’epoca» di cui papa Francesco aveva parlato al Convegno ecclesiale nazionale di Firenze nel 2015, di fronte al mondo, all’Italia, alla Chiesa che non sono più quelli di prima, le nuove domande e le nuove sfide che sorgono richiedono «senza paura e con coraggio, delle risposte altrettanto nuove».

Il cardinale indica, appunto, alcuni «ambiti da non disertare»: lavoro, giovani, famiglia, migrazioni. «Oggi il lavoro è senza dubbio la priorità più importante per il Paese e la disoccupazione giovanile è la grande emergenza», sottolinea, ponendo poi l’accento sulla dignità del lavoro, sulla necessità di un «pensiero lungo», che vada oltre le «tante affermazioni gridate». E invita a far sì che dal prossimo appuntamento della Settimana sociale di Cagliari, in ottobre, emerga «una proposta concreta da mettere al centro dell’agenda pubblica del Paese».

I giovani. «Non hanno bisogno di qualcuno che indichi loro cosa sognare – commenta Bassetti – perché sono capaci a farlo da soli». Su di loro, però, «si gioca la parte più importante della missione della Chiesa», spiega. Non a caso sono al centro del prossimo Sinodo dei vescovi.

Due le sfide principali della famiglia, secondo il presidente Cei: una, di tipo esistenziale, «risiede nelle difficoltà di formare ed essere una famiglia», con la paura del “per sempre”; l’altra, di tipo sociale, con precarizzazione del lavoro, ritmi ossessivi, mobilità sociale che di fatto rendono difficile la vita di tanti nuclei familiari. Da qui la necessità di due risposte: quella pastorale, che interpella diocesi, parrocchie, uffici pastorali; quella sociale per cui, sostiene il presidente Cei,  «chiediamo con forza alle Istituzioni-– a partire dalla prossima Conferenza Nazionale per la famiglia – di elaborare politiche innovative e concrete che riconoscano, soprattutto, il “fattore famiglia” nel sistema fiscale italiano».

Quattro i verbi di papa Francesco che Bassetti ricorda sui temi delle migrazioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Anche in questo caso, dalle riflessioni alle proposte: si chiede il «riconoscimento di una nuova cittadinanza che favorisca la promozione della persona umana e la partecipazione alla vita pubblica di quegli uomini e donne che sono nati in Italia, che parlano la nostra lingua e assumono la nostra memoria storica, con i valori che porta con sé».

Tre, dicevamo, le priorità indicate per il cammino della Chiesa in Italia oggi. Lo spirito missionario inteso come la possibilità di «essere Chiesa al servizio di un’umanità ferita» con l’annuncio gioioso del Vangelo, «quel Vangelo che dobbiamo ad ogni uomo e a ogni donna, senza imporre nulla», «senza altra pretesa che darne testimonianza». Un annuncio che «fa tornare semplici. Talvolta fa archiviare progetti, non sbagliati, ma secondari rispetto a tale primato».

La spiritualità dell’unità. In una Chiesa italiana dove «uno dei fatti più belli è la multiformità», «ci può essere la tentazione di andare ciascuno per la propria strada».

Bassetti ammonisce: «Nessun membro del corpo può vivere da se stesso. Mi auguro che queste affermazioni siano accolte per quello che intendono essere: un forte richiamo a un maggiore apprezzamento tra le diverse realtà ecclesiali, in un’autentica gara a stimarsi e valorizzarsi a vicenda (cfr. Rm12, 10)». Il presidente Cei indica un metodo: «La ricca complessità della Chiesa, però, non può essere ordinata con una geometria pastorale calata dall’ alto. È necessario far maturare, in questo tessuto, una spiritualità dell’unità». Da qui, infine, un invito: «Siamo chiamati a dare vita non ad una Chiesa uniforme, ma ad una Chiesa solidale e unita nella sua complessa pluralità. Si tratta dunque di un’autentica vocazione alla collegialità – tra i vescovi e tutto il corpo della Chiesa – e al dialogo».

La cultura della carità, declinata come «la cultura dell’incontro e della vita, che si contrappone alla cultura della paura, dello scarto e della divisione. Essa è l’incarnazione della parabola del samaritano».

La cultura della carità, spiega Bassetti, «è anche sinonimo della cultura di una vita, che va difesa sempre: sia che si tratti di salvare l’esistenza di un bambino nel grembo materno o di un malato grave; e sia che si tratti di uomo o una donna venduti da un trafficante di carne umana. Noi abbiamo il compito, non certo per motivi sociologici o morali, di andare verso i poveri per una missione dichiaratamente evangelica».

Il presidente della Conferenza episcopale italiana chiude la sua prolusione con un pensiero esplicito al nostro Paese. «A noi interessa che l’Italia diventi un Paese migliore», afferma. E non si esime dal toccare un tema caldo, soprattutto in vista della non lontana tornata elettorale. «Ai cattolici dico che la politica, come scriveva La Pira, “non è una cosa brutta”, ma una missione: è “un impegno di umanità e santità”. La politica come affermava Paolo VI, è una delle più alte forme di carità. Papa Francesco ha più volte auspicato la necessità dei cattolici in politica. Ma come? Non spetta a me dirlo. Quello che mi preme sottolineare è che il cuore della questione non riguarda le formule organizzative. Il vero problema è come portare in politica, in modo autentico, la cultura del bene comune. Non basta fare proclami. La proclamazione di un valore non ci mette con la coscienza a posto. Bisogna promuovere processi concreti nella realtà»

Conclude con un invito all’impegno personale e all’unità, anche in politica. «Non è auspicabile che, nonostante le diverse sensibilità, i cattolici si dividano in “cattolici della morale” e in “cattolici del sociale”.

Né si può prendersi cura dei migranti e dei poveri per poi dimenticarsi del valore della vita; oppure, al contrario, farsi paladini della cultura della vita e dimenticarsi dei migranti e dei poveri, sviluppando in alcuni casi addirittura un sentimento ostile verso gli stranieri. I cattolici hanno una responsabilità altissima verso il Paese. Dobbiamo, perciò, essere capaci di unire l’Italia e non certo di dividerla».

Un invito raccolto dalle tante forze vive della Chiesa, tra cui il Movimento dei Focolari Italia che, attraverso un comunicato stampa dice tra l’altro: «Facciamo nostro l’invito del cardinale Bassetti a lavorare per l’unità a tutti i livelli. Ci stanno a cuore gli ambiti da lui indicati: lavoro, giovani, famiglia, migrazioni».

 

 

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