La Chiesa della GMG va in fretta
La speranza
In alcune parti dell’Occidente si parla ormai di esculturazione del Cristianesimo. Ciò vuol dire che la cultura cristiana, che fino alla fine del Novecento ha permeato quasi tutti gli ambiti del vivere sociale, sembra oggi scomparire. La Chiesa pare conoscere, come mai, un momento di oblio. E sono proprio i giovani coloro che semplicemente la ignorano. È finito il tempo delle battaglie ideologiche contro il cattolicesimo.
Eppure a Lisbona queste osservazioni sono state, almeno in parte, smentite. In una delle gmg più partecipate di sempre (si parla di 1.5 milioni partecipanti alla veglia con papa Francesco) erano presenti soprattutto giovani europei e, più in generale, occidentali. Come a dire che, forse, proprio all’imbrunire si iniziano a scorgere le stelle. Come a dire che, spesso, la speranza nasce al tramonto. Lo descrive bene il quadro dei discepoli di Emmaus: solo sul far del giorno riconoscono il Signore e pieni di gioia, rinnovati nella speranza, ritornano a Gerusalemme ad annunciare a tutti la buona notizia.
La Vita che vince la morte è davvero la buona notizia. Già presente, ora, qui, nella comunità riunita nel nome del Risorto, ma tuttavia non ancora del tutto compiuta. E a Lisbona il Cielo pareva sceso sulla terra, la Risurrezione già in atto. Eppure non ancora del tutto compiuta.
Oltre alla manifestazione della speranza, altre due sono le chiavi di lettura di questo enorme evento di fede: la prima è, diciamo così, di metodo. La seconda, invece, di contenuto.
Il metodo
Il cammino intrapreso dalla Chiesa di papa Francesco ormai da qualche anno è quello della sinodalità. È così che si è provato a impostare il cammino dei giovani pellegrini giunti in terra di Portogallo. Con il nuovo nome di battesimo Rise up (letteralmente “alzati”), le catechesi dei vescovi hanno visto una certa partecipazione dei giovani nell’animazione, una vicinanza dei pastori con i pellegrini e qui e lì un accenno di dialogo fatto di domande e risposte.
Soprattutto però si è notato un protagonismo dei giovani nella messa in scena della spettacolare via crucis quando, il cammino di Gesù verso il Calvario, ha dato voce ai tanti calvari dei giovani. Tutto questo è già la strada percorsa della Chiesa. Un cammino comunitario, però, ancora all’inizio. La sinodalità è più orizzonte che prassi di vita che connota la spiritualità e l’agire ecclesiale.
La GMG ha ancora visto ancora un certo protagonismo della gerarchia, spesso e volentieri quasi la sola a prendere la parola. Ha visto attorno al papa più i vescovi e i cardinali che i giovani.
Il contenuto
L’ecologia integrale, l’amicizia sociale e il discernimento della vocazione, sono alcuni tra i temi che caratterizzano il magistero pontificio e che hanno dettato l’agenda della sedicesima giornata mondiale della gioventù. I discorsi di papa Francesco, la celebrazione della via crucis e alcuni degli incontri Rise up hanno posto l’attenzione anche su un altro argomento: quello della fragilità umana. I giovani spesso ne reclamano il riconoscimento e ne denunciano il misconoscimento e nascondimento da parte delle generazioni precedenti.
Papa Francesco ha indicato la direzione della risposta a tutto ciò ricordando più volte che ciascuno è amato e voluto da Dio così com’è e ha spronato i giovani a “non avere paura” e a non stancarsi mai di porsi domande. Esse sono antidoto all’anestetizzazione dell’anima e a una vita piatta. Francesco, inoltre, fa un’affermazione importante a Lisbona: «Nella Chiesa c’è spazio per tutti». Il nord da seguire è chiaro. Se a Lisbona il papa ha sintonizzato la Chiesa sulle frequenze dell’umanità, soprattutto su quella dei giovani, tuttavia alcuni temi (etici e morali) non hanno trovato un luogo per essere affrontati in un dialogo sincero e costruttivo.
La speranza testimoniata dai giovani, il cammino sempre più condiviso dal popolo e dai pastori, i contenuti aderenti alle sfide dell’umanità fanno dire che la GMG ha mostrato la direzione intrapresa dalla Chiesa. Già in cammino, ma non ancora giunta alla meta.
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