La Cecenia di Ramzan

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L’impulso decisivo che ha fatto crescere l’immagine di Vladimir Putin agli occhi della maggioranza dei cittadini russi, nel settembre 1999, gli è venuto dalla Cecenia. La decisione ferma di punire i colpevoli delle tragiche esplosioni avvenute a Mosca e a Volgodonsk ha fatto coagulare intorno all’allora appena nominato primo ministro di Boris Eltsin l’appoggio della maggior parte dei russi. Putin era riuscito ad affermarsi come leader. Passati otto anni, nel suo ultimo discorso al Consiglio di Stato, dove ha fatto un bilancio della sua presidenza e abbozzato il piano per la Russia fino al 2020, Putin ha sottolineato che la Repubblica cecena era ormai diventata un elemento della Federazione russa a titolo pieno, che con tanti sforzi era riuscito a fermare la disintegrazione del Paese e a fermare la guerra nel Caucaso del Nord. La strategia di Mosca per pacificare la Cecenia ha avuto varie fasi. Dopo un tentativo di puntare sull’ex-sindaco di Grozny, Bislan Gantamirov (a quel tempo in galera con l’accusa di deviazione di fondi), per creare una forza in Cecenia favorevole a Mosca, la scommessa del Cremlino è caduta finalmente su Akhmad Kadyrov. Dopo l’assassinio di questi, Putin si è rapidamente orientato sul figlio di Kadyrov, Ramzan, allora conosciuto come capo di brigate di dubbia reputazione che si sono definite come guardie del presidente. Anna Politkovskaja, la giornalista assassinata nell’ottobre del 2006, che ha avuto tanto a che fare con i drammi del popolo ceceno, poco tempo dopo la morte di Akhmad Kadyrov, quando le domandai cosa pensava di Ramzan, mi rispose molto sinteticamente: È un bandito . Ramzan Kadyrov è diventato presidente della Cecenia un anno fa, su proposta di Vladimir Putin, approvata dal parlamento locale, d’accordo con l’attuale legislazione della Federazione russa. La nomina è avvenuta dopo un anno dall’incarico di primo ministro della Cecenia, durante il quale era già chiaro chi fosse il nuovo uomo forte della repubblica. Oggi lui si vanta di essere riuscito già a cambiare il volto della Cecenia. Facce nuove Ero stato qui otto anni fa, circa due mesi dopo che le truppe russe avevano annunciato d’aver conquistato la città. In quella circostanza si arrivava in elicottero militare, dalla base di Mozdok, non si entrava nemmeno in quello che allora restava dall’edificio aeroportuale e la scorta dei giornalisti era costituita da due carri armati. Oggi, secondo Ramzan Kadyrov, Grozny è una delle città più sicure dell’Europa; ma il governo locale provvede lo stesso ad una scorta di tre jeep con una decina di soldati del corpo delle operazioni speciali del ministero degli Interni, che ad ogni fermata saltano fuori e occupano posizioni strategiche. L’alloggio, probabilmente sempre nella logica della sicurezza, è nella caserma della 46ª brigata del ministero degli Interni, un esteso campo dove vivono 15 mila militari federali. A Grozny è ancora di stanza la 42ª divisione motorizzata del ministero della Difesa, con altrettanti soldati dipendenti del governo federale. Ramzan afferma che adesso sono le truppe speciali della Repubblica cecena a garantire la sicurezza e a intervenire nella lotta contro i ribelli rimasti. Noi abbiamo forza e capacità per potere da noi stessi garantire la sicurezza; ma queste divisioni e brigate devono rimanere qui, perché noi siamo parte della Federazione russa, ha sottolineato il leader. L’incontro con Ramzan Kadyrov avviene in mezzo ad una strada, nel senso letterale del termine. Ho visto un gruppo di giornalisti, ho pensato che stava succedendo qualcosa, poi ho visto qualche faccia conosciuta e mi sono fermato, spiega il presidente cogliendo l’occasione per rispondere a qualche domanda, restando sullo spartitraffico delle due corsie, alle porte di Grozny. Non si capisce bene se è un caso o una messa in scena. Polizia L’abbondanza di polizia, soldati e controlli militari rappresenta ancora una nota caratteristica della Cecenia, ma si vedono anche risultati evidenti dei miliardi investiti negli ultimi tempi per ricostruire la martoriata repubblica. La finanziaria della Cecenia per il corrente anno arriva a 1,1 miliardi di euro, quasi tutti ricevuti direttamente dal governo di Mosca. A Grozny è difficile ormai trovare case ancora con i segni della guerra. Il metodo di Ramzan è stato quello di ripartire le responsabilità fra i suoi subordinati e di esigere da loro risultati in tempi record. Nella città di Scialì, una sessantina di chilometri a sud di Grozny, il sindaco Eduard Zekaev si vanta di aver ricostruito la città in tre mesi, dopo che è stata presa la decisione. Più che da una strategia o da un orientamento politico, la Cecenia viene governata dalle decisioni di Ramzan. Nessuno vuol più vendette Tra i gioielli che il governo ci tiene a mostrare ai giornalisti, c’è il Liceo presidenziale inaugurato nello scorso mese di settembre, con la pretesa di diventare una scuola modello per tutto il Caucaso. Vera Umalatova, la direttrice della scuola, russa d’origine ma sposata con un ceceno e residente da 40 anni a Grozny, ci tiene a sottolineare le qualità della scuola con 1400 studenti e 110 insegnanti. Nonostante sia una scuola russa, persiste una forte componente di lingua e cultura cecena. Come esempio, Vera Umalatova ci spiega che qualsiasi ceceno deve conoscere almeno sette generazioni di antenati. Come è stato durante la guerra. Umalatova, che non ha ab- bandonato Grozny neanche nel periodo più drammatico, lo ricorda con un misto di serenità e sofferenza: Eravamo 57 persone in uno scantinato, e lì non c’era spazio per differenze etniche. Di chi è stata la colpa della tragedia? Vera Umalatova, viceministro dell’Educazione ai tempi del presidente Dzhokar Dudaev, afferma che siamo tutti colpevoli, quelli che vivevano qui e quelli che sono venuti. Non conosco nessuna donna, nessuna madre in Cecenia che aspiri ancora alla vendetta. Adesso tutti vogliamo la pace, dice la direttrice, sottolineando che l’anima deve perdonare. È una disposizione che ora s’incontra spesso in Cecenia. Dukhvakha Abdurakhmanov, presidente del Parlamento della repubblica, afferma che la disoccupazione è dell’ordine del 50 per cento. Tra i grandi piani dell’attuale élite cecena figurano la ricostruzione della fabbrica di cemento a Scialì, l’apertura di fabbriche di montaggio di autovetture Uaz e la ricostruzione della raffineria di petrolio. I piani sembrano fatti troppo a tavolino, senza tenere presenti i cambiamenti di mercato avvenuti dal tempo in cui quelle strutture industriali erano in funzione, più di 13 anni fa. In passato, la raffineria di Grozny funzionava soprattutto con il petrolio dell’Azerbaijan, che adesso prende tutt’altra direzione. Baluardo dell’Islam La costruzione più imponente a Grozny è la moschea, ora in fase terminale. Sarà la più grande della Russia, più ancora della famosa moschea di Kazan. La popolazione cecena è tutta musulmana, afferma Dukhvakha Abdurakhmanov. Ma, secondo lui, non esistono nella vita del popolo le regole della shari’a, perché la legge è quella della Federazione russa, che è una repubblica laica. Però, essendo musulmani, le norme morali dell’Islam sono a loro molto care, e vengono rispettate. Ma il territorio è governato dal presidente della repubblica e non dal tribunale della shari’a. Una visione un po’ diversa la presenta Ramzan Mussaev, vicesindaco di Scialì. Egli ritiene che nelle leggi che regolano la vita dei cittadini ci siano elementi dello shari’a e dell’adat, le vecchie tradizioni del Caucaso, precedenti all’arrivo dell’Islam. Il consiglio degli anziani, è ancora il punto di riferimento . Poligamia? Secondo la morale islamica è permessa, dice Mussaev, senza volersi compromettersi, ma lasciando intendere che la risposta è chiaramente affermativa. Le tradizioni islamiche in Cecenia hanno certamente una lunga storia. Boeviki È già da alcuni anni che le autorità ritengono che non ci sia più guerra in Cecenia. Persistono però operazioni speciali. In parole povere, questo significa confronti armati con gruppi relativamente piccoli di ribelli, detti in generale boeviki, ossia, banditi. Sono chiamati spesso a intervenire (in media due o tre volte la settimana, ci dicono) i soldati del corpo per le operazioni speciali, come quelli che ci scortavano. Ma le operazioni diventano notizie solo se hanno un risultato significativo. Così a Grozny, lo scorso gennaio, in due di queste operazioni speciali sono stati eliminati due capi ribelli, uno dei quali del gruppo di Dokka Umarov, il leader attuale dei separatisti. Ma dove l’attività dei boeviki si fa sentire di più è ancora nella regione delle montagne, nel sud della Cecenia, dove i bersagli sono in genere le vetture militari. Quanti possono essere ancora i guerriglieri è difficile dirlo. Secondo alcuni potrebbero essere 700. Ramzan Kadyrov parla di 200. Ha proposto ancora a Putin una nuova amnistia, che permetta ai ribelli di riprendere la legalità. In un recente passato questo voleva dire inserirsi nelle forze armate sottomesse a Ramzan. LA STORIA RECENTE 1991 Dopo la disgregazione dell’Urss, il presidente Dzhokhar Dudaev annuncia che la Cecenia esce dalla Federazione russa e crea la Repubblica della Ickeria. 1994 All’inizio di dicembre le truppe federali entrano a Grozny. I combattimenti si prolungano fino all’estate del 1996. 1996 Dopo aver ripreso varie città, in agosto i ribelli ricuperano il controllo di Grozny. Il 31 agosto vengono firmati gli accordi di Khazaviurt, dove Mosca accetta di ritirare le truppe dalla Cecenia, ma lo statuto del territorio viene rimandato di 5 anni. La Cecenia diventa indipendente di fatto. 1999 All’inizio di agosto, duemila guerriglieri ceceni entrano nel Daghestan. Gli scontri si prolungano quasi tutto il mese. All’inizio di settembre, le esplosioni in palazzi di abitazione a Mosca e Volgodonsk offrono l’occasione per l’intervento militare in Cecenia. Alla fine di settembre iniziano le operazioni militari.

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