La cattiva educazione
Concluso il primo quadrimestre. La condotta degli alunni peggiora di anno in anno. Da cosa dipende?
Gli scrutini di fine quadrimestre parlano chiaro: la condotta dei ragazzi delle scuole secondarie peggiora di anno in anno. Oltre 10 mila alunni in più rispetto al 2009 hanno terminato il primo quadrimestre con un’insufficienza in condotta, l’unico cinque capace da solo di far ripetere l’anno scolastico agli alunni che non saranno in grado di recuperarlo nel corso del quadrimestre successivo.
«Il comportamento è importante nella valutazione complessiva dei ragazzi – ha spiegato il ministro Mariastella Gelmini – perché gli studenti sono titolari di diritti ma anche di doveri, come il rispetto delle istituzioni scolastiche e dei compagni». A destare un po’ di meraviglia è il fatto che tra i diritti degli studenti c’è anche il diritto allo studio e invece, sempre a giudicare dai dati comunicati dal ministero, non sembra che i voti delle discipline curricolari siano stati migliori del voto di condotta, visto che anche lì il 76 per cento degli alunni presenta almeno un’insufficienza da recuperare.
Quello che in generale emerge è il disagio degli alunni di fronte alla scuola: l’incapacità di vivere responsabilmente tanto l’impegno nei confronti dello studio quanto il rapporto con l’altro, si tratti del compagno, del professore o degli spazi comuni. L’ipotesi che il “giro di vite”, volto a inasprire le valutazioni dei docenti nei confronti degli alunni, possa migliorare il comportamento e la serietà dello studio di ragazzi che trascorrono le giornate chattando su Internet o che assistono a trasmissioni televisive i cui protagonisti si ingiuriano l’un l’altro, sembra alquanto fragile. Certamente non si tratta di negare la necessità di una valutazione degli alunni più attenta; in questa ottica è del tutto condivisibile l’affermazione del ministro che «una scuola che promuove tutti non è una scuola che fa l’interesse dei ragazzi». Al limite si tratterà di vedere se i consigli di classe saranno disposti a respingere tutti gli alunni non meritevoli, col rischio di una riduzione degli iscritti e un aumento della mobilitazione dei docenti; o se le famiglie, la cui ingerenza nelle decisioni scolastiche si è fatta di anno in anno sempre più marcata, saranno disposte ad accettare che i propri figli affrontino i loro errori.
In ogni caso non è principalmente questo il problema. Ciò su cui invece i dati del ministero costringono a riflettere è il ruolo che crediamo l’educazione debba avere in un Paese civile. Se infatti quel ruolo è giudicato fondamentale, toccherà a ogni cittadino vigilare affinché venga svolto nel modo migliore. L’educazione infatti non è un compito esclusivo della scuola: essa appartiene alla società nel suo complesso, genitori, mass media e governanti. Se però così stanno le cose, la pioggia di cinque che si è abbattuta sugli studenti italiani più che evidenziare un malessere interno alla scuola rimarca una cattiva educazione assai diffusa nel nostro Paese, che i giovani semplicemente ereditano e gli insegnanti impotenti osservano.