La catena umana in piazza Duomo per dire no al razzismo
Milano, sotto il sole caldo della primavera che comincia, celebra così, il 21 marzo in piazza Duomo, la Giornata mondiale contro il razzismo: una variopinta catena umana che avvolge simbolicamente tutto l’edificio del Duomo. A dire no al razzismo sono gli studenti di tutte le scuole della città. Ma ci sono anche esponenti della giunta di Palazzo Marino e personaggi del mondo dello sport, tra questi anche l’ex del Milan Franco Baresi, Pier Luigi Marzorati, presidente Coni Lombardia, e l’interista Paolo Orlandoni. Niente tumulti, ma clima di festa; è stato questo il segnale di adesione alla Giornata.
«Partecipiamo alla Giornata mondiale contro il razzismo – ha detto la vicesindaco Maria Grazia Guida –, ma vogliamo che la lotta a ogni forma di discriminazione sia un patrimonio culturale da valorizzare sempre. Per questo mi fa molto piacere che questa iniziativa, in particolare la catena umana intorno al Duomo, coinvolga le scuole. A Milano, su circa 123 mila studenti, quasi il 20 per cento è di origine straniera. Una proporzione confermata anche negli istituti dell’infanzia, dove abbiamo 6.300 bambini stranieri. Per questo, è fondamentale che la cultura del rispetto reciproco parta proprio dalla scuola e si affermi come elemento educativo da consolidare nelle nuove generazioni». E «No a tutti i razzismi», è stato ripetuto oltre 500 volte, una per ogni maglietta indossata dagli studenti milanesi.
Hanno partecipato alla manifestazione, oltre al vicesindaco Guida, anche altri esponenti dell’amministrazione comunale di Milano, come l’assessore allo sport e tempo libero Chiara Bisconti, l’assessore alla sicurezza Marco Granelli e l’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino. L’iniziativa ha coinvolto anche gli altri capoluoghi di provincia lombardi, con la partecipazione di oltre 10 mila ragazzi. «È giunto il momento che Milano, dopo anni di stigmatizzazione istituzionale – ha detto l’assessore Majorino – diventi finalmente laboratorio di confronto e dialogo tra culture diverse, anche attraverso atti concreti, come la realizzazione di un immigration center, cui i migranti si potranno rivolgere per ricevere informazioni, entrando in contatto con l’amministrazione della città. A questo uniremo anche un servizio contro tutte le discriminazioni, dove chiunque potrà denunciare episodi di intolleranza e avere anche assistenza legale. La catena umana è l’occasione per impegnarci concretamente con le giovani generazioni contro ogni forma di razzismo».
Suonano due bande musicali, gli studenti sono felici, è veramente una festa: «Credo tantissimo, anzi spero proprio, che nel mio prossimo futuro le razze, le culture, le etnie, siano segno di ricchezza reciproca e mai più di divisione – dice Francesca, studentessa di liceo classico –. Non posso credere che per questo ci combattiamo, ci ammazziamo. No, tutto questo odio è assurdo, deve finire. Siamo fratelli, siamo tutti fratelli. Guarda che ci devi credere anche tu!». E con questo ammonimento ritiro penna e taccuino, e credo che Francesca abbia davvero ragione.