La casa? Un miraggio

Il 2022 è l'Anno europeo dei giovani nel quale sono chiamati a progettare il loro futuro, ma per fare ciò hanno bisogno di stabilità e sicurezze.

La casa di proprietà rimane un sogno per la maggior parte dei giovani, complice la precarietà del lavoro e la crisi economica, esacerbata dalla pandemia da Covid-19. Sono pochi i giovani che chiedono un mutuo e ancora meno quelli che lo ottengono. Per invertire questa tendenza, il governo Draghi, con il Decreto Sostegni bis, pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso maggio, ha introdotto la possibilità di accedere a un mutuo a garanzia statale per i giovani che vogliono acquistare la prima casa. La Legge di bilancio, approvata dal Consiglio dei ministri, ha esteso la tempistica per poter accedere a questo incentivo. La manovra ha introdotto anche uno sconto per i giovani che spesso si trovano a sostenere un affitto lontano dalla città d’origine con contratti precari e sottopagati. Il costo del canone è sempre più elevato,
soprattutto in metropoli come Milano e Roma.

Vivere in affitto non è una scelta, piuttosto una necessità. Come dimostra un sondaggio di Immobiliare.it, su un campione di 1.500 persone di età compresa tra i 15 e i 30 anni, è emerso che la quasi totalità degli intervistati (98%) coltiva il desiderio di possedere una casa. «Ho la speranza di avere una casa tutta mia un giorno, dove costruirmi una famiglia. Se devo basarmi sul mio stipendio attuale, mi sembra qualcosa di irraggiungibile. Chi può si fa aiutare dai genitori, chi non può deve per forza accendere un mutuo. Con le rate sulle spalle, serve uno stipendio buono per vivere in maniera decorosa», dice Antonio, spostatosi a Roma per lavoro. Sono pochi i giovani che chiedono un mutuo e pochissimi quelli che lo ottengono.

Secondo i dati emersi dalla ricerca condotta dal Consiglio nazionale dei giovani, solo il 12,4% degli under 35 intervistati dichiara di avere un’abitazione di sua proprietà. Appena il 10,8% ha provato a chiedere un mutuo, ricevendo risposta negativa in un caso su tre. «Ho tanti amici che anche con un contratto a tempo indeterminato non riescono a fare il passo di chiedere un mutuo in banca – spiega Lucia, anche lei trasferitasi a Roma per lavoro. Personalmente l’acquisto di una casa lo vedo come una chimera, come qualcosa che chissà se mai si avvererà. Anche percepire un giorno una pensione, dopo una vita di lavoro, mi sembra qualcosa da non dare troppo per scontato».

Al tema della casa si lega inevitabilmente quello del lavoro e della famiglia. Non a caso tra gli intervistati solo il 37,2% ha un lavoro stabile, il 26% ha un lavoro precario, il 23,7% è disoccupato, mentre il 13,1% è uno studente lavoratore. «I giovani di oggi sono costretti a progettare una famiglia su delle fondamenta pericolanti – continua Lucia. Ci si può anche “lanciare” e decidere di provare ad avere un figlio, ma un lavoro stabile e un tetto sulla testa sono due elementi fondamentali. Quando una persona dipende completamente da te, come un figlio, devi avere gli strumenti finanziari per non fargli mancare nulla».

Gli under 35 che hanno preso parte al sondaggio del Consiglio nazionale dei giovani e sono già diventati genitori, sono solo il 6,5% e nella maggior parte dei casi sono quelli che hanno un lavoro stabile. Eppure la voglia di diventare genitori non manca: è un desiderio del 60,9%
dei ragazzi.

Draghi ha speso diverse parole in favore dei giovani. «Dopo anni in cui l’Italia si è spesso dimenticata delle sue ragazze e dei suoi
ragazzi, sappiate che le vostre aspirazioni, le vostre attese, oggi sono al centro del governo», aveva detto in visita a un istituto tecnico di Bari, per citare solo una delle tante prese di posizione pubbliche del premier. Tuttavia l’idea che possano essere solo parole si insinua nella testa di alcuni giovani. «Mi sembra che questo governo abbia un occhio di riguardo per i giovani. Più volte il premier ha parlato di noi, ma si deve fare di più. Non so se questa manovra sia un “contentino” o l’inizio di un’azione politica più radicale che vada incontro ai giovani e, in generale, alle categorie più svantaggiate della società civile», continua Lucia.

La constatazione del fatto che molti giovani vivono in affitto, con canoni spesso elevati, soprattutto nelle grandi metropoli italiane, ha spinto il governo a pensare una manovra che andasse anche nella direzione di uno sconto sul costo del canone. «Il costo degli affitti nelle grandi città è un problema diffuso per giovani e non – spiega Antonio –. Fino a pochi mesi fa ero in stage in un’azienda e percepivo un piccolo stipendio dalla Regione Lazio, che dovevo utilizzare per coprire il costo dell’affitto. Anche se lavoravo, dovevo chiedere un aiuto ai miei genitori per riuscire a fare la spesa. Adesso che sono assunto, riesco a mantenermi da solo, ma in banca non rimane nulla per eventuali spese extra, anche sanitarie, di cui una persona potrebbe sempre aver bisogno».

«Io con i soldi che percepisco non riesco neanche a pagarmi l’affitto: devo necessariamente chiedere un aiuto ai miei genitori – racconta Lucia –. Alla mia età vorrei già avere una casa mia. Mi sembra un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti, soprattutto a una certa età, quando si ha bisogno di essere messi nelle condizioni di poter progettare un futuro. Invece questo mercato del lavoro ci impone di fare ancora vita da studenti e dover condividere la casa con altri giovani per dividere almeno le spese a consumo, come luce e gas, e cercare di venirsi incontro come si può». A Milano i prezzi delle case sono altissimi e paragonabili a quelli delle principali città europee. A Roma sono un po’ più contenuti, ma comunque inspiegabilmente alti, come in tutte le città universitarie.

Stando a un’indagine condotta da SoloAffitti, i prezzi degli affitti sono lievitati in tutta Italia, aumentando mediamente dall’anno scorso del 2,6%. Le richieste delle abitazioni sono state trascinate soprattutto dagli studenti fuori sede che rappresentano il 21,8% del totale. Si parla di 7 punti percentuali di richieste in più rispetto al 2020. Tuttavia, molti studenti, complice il lockdown, sono tornati nelle rispettive località, infatti l’incremento dei prezzi è spinto in particolare dai centri medio-piccoli. Con la ripresa delle attività economiche di questi mesi, anche gli affitti sono tornati a crescere. In generale, dal rapporto di SoloAffitti emergono due tendenze: una risalita dei contratti del 4,6% nei capoluoghi di medio-piccole dimensioni e una crescita più contenuta nelle metropoli pari all’1,6%. Il canone medio si attesta sui 585 euro. Nonostante Milano abbia registrato lievi aumenti nel costo degli affitti, dovuti agli scarsi margini di crescita per il livello già molto alto, nel 2021 la città meneghina si conferma come il centro con i prezzi più alti di tutta la penisola.

«Gli stage pagati dalla Regione Lombardia prevedono un contributo monetario ancora più basso rispetto a quello della Regione Lazio. Tuttavia gli affitti e il costo della vita a Milano sono nettamente più alti. Anche per questo ho scelto Roma», racconta Antonio. Per poter accedere al bonus affitti, ci sono parecchi paletti posti dal governo, come una cifra annuale di reddito che non deve essere superata. «Non è una soluzione risolutiva: è facile sforare questa cifra annuale. La direzione è giusta, ma secondo me bisognerebbe allargare le maglie per poter accedere a questi incentivi. Quando si vanno ad approfondire le regole per poter accedere a questi aiuti, ci si rende conto che sono riservati solo a pochi e non vanno veramente a incidere sulla media delle persone, in questo caso i giovani, che potrebbero averne un beneficio», conclude Antonio.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons