La casa ecosostenibile dell’Onu

In appena 22 metri quadri può ospitare fino a 4 persone. Il progetto è stato realizzato dalla scuola di architettura dell'università americana Yale in collaborazione con l'Onu.

Interamente alimentata con energie rinnovabili, questa casa di appena 22 metri quadri può ospitare fino a 4 persone ed è totalmente ecosostenibile. Il tetto è realizzato in vetro, mentre le pareti sono totalmente in legno. Sul muro esterno è possibile per gli inquilini coltivare ortaggi ed erbette per cucinare. La casetta, denominata Ecological Living Module, è stata progettata e realizzata dalla scuola di architettura dell’università di Yale, in collaborazione con le Nazioni Unite ed è stata esposta all’esterno della sede dell’Onu a New York.

È il tipico progetto delle Tiny house ecologiche: case davvero minimal – che dal 2014 si sono diffuse sempre di più in ogni parte del mondo -, la cui caratteristica principale è l’attenzione ai dettagli e la razionalizzazione, ma con tutti i comfort essenziali. Lo spazio interno è ridotto ed è per questo che deve essere utilizzato al meglio, evitando il superfluo.

La casetta delle Nazioni Unite mira soprattutto al basso impatto ambientale, sfruttando tutte le energie alternative, ovvero le fonti rinnovabili. Il progetto è nato da quando sono diventati operativi i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Onu. «Abbiamo chiaramente bisogno di più case, ma soprattutto di case più intelligenti – spiega Erik Solheim, responsabile di Un Environment, il programma delle Nazioni Unite dedicato all’ambiente -. Il settore dell’edilizia abitativa sfrutta il 40 per cento delle risorse totali del pianeta e rappresenta più di un terzo delle emissioni di gas serra».

L’Ecological Living Module è stata pensata per adattarsi al clima tipico newyorchese, ma è compatibile anche con climi estremi, sia invernali che estivi. C’è un sistema di raccolta dell’acqua, un generatore di energia solare, uno strumento di purificazione dell’aria che sfrutta le piante. Al suo interno vi sono una serie di complementi di arredo che si possono adattare in base al momento, cioè per l’orario di lavoro, per la cena o per il riposo notturno.

Presto verrà realizzata una struttura simile anche in Kenya, con leggere modifiche strutturali per adeguarsi alle condizioni climatiche e culturali del paese africano. «L’architettura deve indirizzare la sfida abitativa globale integrando in modo critico i progressi tecnici e scientifici nel campo dell’energia, dell’acqua e dei materiali, restando sensibili alle aspirazioni culturali ed estetiche delle diverse regioni», commenta in una nota Deborah Berke, preside della Scuola di architettura di Yale.

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