La carta dei musulmani d’Europa

La guida della comunità islamica del Veneto ci invia una sua riflessione che volentieri pubblichiamo.
Ceric e Benedetto VI

Viviamo in una “società arcobaleno” dove la religione e la cultura non sono più un fatto geografico e non vivono più in un universo chiuso: siamo popolo di popoli, religione di religioni, costume di costumi. Questo passaggio da una realtà monolitica ad una plurale non è tuttavia né facile né indolore, e lo è ancora meno per un Paese come l’Italia che ha una tradizione giudaico-cristiana millenaria. Molti cittadini sono disorientati e hanno paura di questa novità.

 

Credo che la risposta a queste paure possa essere trovata nelle parole del papa Benedetto XVI e del gran muftì della Bosnia-Erzegovina Cerić, pronunciate a margine del forum islamo-cristiano che si è svolto a Roma nel mese di novembre 2008. In quella solenne occasione, il papa ha voluto sottolineare che «solo a partire dal riconoscimento della centralità della persona e della dignità di ogni essere umano, rispettando e difendendo la vita, che è il dono di Dio (…) possiamo trovare un terreno comune per costruire un mondo più fraterno, un mondo in cui i contrasti e le differenze vengano risolti in maniera pacifica».

Da parte sua il gran muftì Mustafa Cerić, prendendo la parola a nome della delegazione musulmana, si era rivolto al papa ribadendo che «le paure sono numerose. Il nostro tempo è un tempo di gravi peccati. Tuttavia, sono molte anche le speranze, nel senso che le nazioni ricche devono condividere le loro ricchezze con quelle povere, gli uomini sazi devono comprendere il dolore delle persone che hanno fame (…). Il nostro tempo potrebbe essere il tempo migliore se sapessimo che la legge autentica sta nel cuore».

 

I due discorsi richiamavano a valori condivisi molto importanti: il valore della sacralità della vita e della dignità di ogni persona; il valore della pace, della fratellanza universale, della giustizia e della solidarietà; il valore della legalità e della responsabilità verso sé stessi e verso gli altri; il valore dell’amore che ognuno di noi deve nutrire nei confronti del suo prossimo… Un amore che esige di “vivere l’altro” nelle sue sofferenze, nelle sue gioie, nelle sue necessità per capirlo, per poterlo abbracciare e per vivere con lui in sintonia.

 

Personalmente, in questi anni ho cercato di meditare e di vivere concretamente questi valori nel mio quotidiano e di adoperarmi in seno alle Comunità islamiche d’Italia e del Veneto per educare ad essi. In Europa e in Italia, gli ulema, gli imam e le organizzazioni islamiche sono impegnati da molti anni per attuare giorno dopo giorno questi valori ed educare ad essi. Spinti da un sentimento di riconoscenza, da un senso di responsabilità e di lealtà nei confronti delle società in cui viviamo e consapevoli delle difficoltà e delle paure, collaboriamo con diverse realtà civili e religiose.

Il nostro agire per il bene comune ha come presupposto e fondamenta la “Carta dei musulmani d’Europa”, punto di riferimento per milioni di musulmani in Europa, “codice di buona condotta” elaborato dopo otto anni di lavoro da una commissione di esperti musulmani, istituita appositamente dalla federazione delle organizzazioni islamiche d’Europa. Essa costituisce ormai una bussola per il nostro agire quotidiano. Il documento è stato presentato il 10 gennaio 2008 a Bruxelles e sottoscritto da più di 400 organizzazioni islamiche di 28 Paesi europei.

 

Nel documento tra l’altro è scritto così: «I musulmani d’Europa vivono in società in cui convivono convinzioni religiose e filosofiche differenti, confermano il loro rispetto per questo pluralismo anche perché l’Islam stesso riconosce e sancisce il diritto alla diversità e non cerca assolutamente di limitarlo ma al contrario invita alla conoscenza reciproca e alla collaborazione tra i membri della società». E ancora: «L’Islam, con i suoi princìpi umanitari universali, crede nell’avvicinamento dei popoli, nel rispetto dei loro diritti e delle loro specificità e nel rispetto delle regole di giustizia, negli scambi e nella cooperazione tra le persone, rifiutando ogni forma di dominazione e di sfruttamento».

Più avanti si legge: «I musulmani d’Europa considerano come loro dovere contribuire al consolidamento delle relazioni tra l’Europa e il mondo islamico, e per raggiungere questo obiettivo è necessario liberarsi degli stereotipi riguardo all’Islam e all’Occidente al fine di costruire delle basi solide per una migliore comunicazione tra i popoli e scambi fruttuosi tra le civiltà».

 

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