La capitale dell’ospitalità
Gli studenti dell'Istituto universitario Sophia si sono recati in visita a Parma. Dall'ammirazione dei tesori artistici della città all'incontro con l'amministrazione comunale, un viaggio alla scoperta del bello e dell'altro.
«Scusa, posso unirmi al vostro gruppo?» «Sì, certo». Inizia così l’avventura degli studenti dell’Istituto universitario Sophia. Sono appena arrivati nella capitale della musica e ancora non sanno chi li condurrà alla scoperta dei mille e più tesori artistici presenti nella città verdiana. Attirata dal gruppo alquanto internazionale e originale, Ayse della Turchia s’inserisce con disinvoltura fra i 50 giovani provenienti da Loppiano (in provincia di Firenze). Ora, dunque, si è al completo, e si parte per un mini tour alla scoperta di Parma: il palazzo della Pilotta, il battistero dell’Antelami, il duomo con gli affreschi del Correggio. In città i volti nuovi non passano inosservati; è un gioco di sguardi, con punti di domanda stampati sui volti degli emiliani, che si risolve in un semplice sorriso donato e ricevuto, un piccolo gesto di reciprocità.
Che entusiasmo nello scorgere il lavoro di artisti che hanno lasciato un’eredità straordinaria: e pensare che tanti studenti di Sophia provengono da studi scientifici. Taluni sono laureati in economia, altri in ingegneria, altri in scienze biologiche: tutti però sono attirati dal bello, ne sono incantati. Anche nella due giorni parmigiana, al di là delle loro attitudini, scorgono il bello di ogni cosa, si lasciano condurre da quella ricerca interiore che ha sete di conoscenza, di sapere, di trovare. Desiderano spendere gli anni di studio cercando risposte non “usa e getta” alle domande esistenziali e profonde che li interrogano. E tante volte questi interrogativi si risolvono in un rapporto, in un nuovo incontro. È capitato così anche ad Attim della Birmania, quando ha incontrato l’assessore alla cultura Luca Sommi: con sorpresa viene a sapere che il consiglio comunale parmigiano ha concesso all’unanimità la cittadinanza onoraria a Aung San Suu Kyi, leader del movimento non violento presente in Myanmar, proprio come simbolo della salvaguardia dei diritti umani.
La conoscenza di Parma, inizialmente fulminea, prende corpo sempre più e assume il peso della storia della città che li ospita. Una storia raccolta anche nella mole di volumi dei monaci benedettini: tra le mura dell’abbazia di S. Giovanni evangelista gli studenti di Sophia permeano quell’attività amanuense, circondati dai codici provenienti dall’abbazia di Santa Giustina di Padova. E poi le decorazioni d’inizio Cinquecento, con affreschi del Correggio, invadono piacevolmente i chiostri: quanto stupore dinanzi a quelle pennellate decise e tenui che raffigurano, ad esempio, il racconto biblico dell’arca di Noé.
Sostiene bene Piero Coda, preside dell’Istituto universitario Sophia, che «Parma è la città capitale della storia, della cultura, dell’arte, e – continua – anche dell’ospitalità e della gastronomia». Lo testimonia il calore presente in tutti coloro hanno accompagnato i giovani universitari fin dalla pianificazione della visita: «Alcuni studenti – dichiara Coda – mi hanno chiesto, come momento di svago al termine della sessione d’esami, di assistere ad un partita del campionato italiano di calcio. Ho subito pensato di rivolgermi a don Luigi Maggiali, amico teologo che so essere cappellano del Parma calcio, e pronta e generosa è stata la sua risposta». I biglietti ci sono, l’entusiasmo e il tifo non mancano, gli studenti di Sophia trasportano la loro vivacità allo stadio Tardini di Parma. L’arbitro dà il fischio d’inizio e al 54’ Zaccardo segna il goal decisivo, quello che permetterà alla squadra gialloblu di conquistare la prima vittoria dell’anno. È forse una coincidenza, ma la tifoseria di Sophia ha mostrato i suoi talenti più vari per sostenere la squadra crociata e l’obiettivo è stato raggiunto.
Poco più di 24 ore per gustare tutti i sapori: dalla pittura all’architettura, dalla storia alla musica, dal calcio alla gastronomia. Ora sì che si può tornare, più grintosi che mai, agli amati libri, a quei punti di domanda che gradualmente stanno svanendo.