La Bulgaria a capo del Consiglio dell’Unione europea
Per la prima volta nella storia, dal 1° gennaio 2018 la Bulgaria ha assunto la Presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea (UE). Il 17 gennaio, Boyko Borissov, primo ministro del Paese balcanico, ha presentato al Parlamento europeo, riunito a Strasburgo, il programma della presidenza bulgara. Il motto scelto, «L’unione fa la forza», suona quasi come un monito ad un’Europa attualmente segnata da molte divisioni, ma riprende anche quello dello stemma del Paese. La Bulgaria intende lavorare in modo trasparente, attraverso una presidenza aperta ai cittadini dell’UE, avendo come parole chiave stabilità, sicurezza e solidarietà.
Le priorità della presidenza bulgara
La Bulgaria intende sviluppare quattro priorità nel corso del suo semestre di Presidenza del Consiglio dell’UE. Innanzitutto la coesione economica e sociale, con un’attenzione particolare al prossimo quadro finanziario pluriennale, la politica di coesione (in pratica, ma non solo, l’erogazione dei fondi europei per sostenere lo sviluppo delle varie regioni dell’Ue), la politica agricola comune ed un’Unione economica e monetaria più profonda. Ancora, è prioritario garantire la stabilità e la sicurezza attraverso una maggiore sicurezza delle frontiere esterne, una gestione più efficiente dei flussi migratori, gettando le basi di un’unione di difesa, anche attraverso l’attuazione della prima cooperazione permanente.
Poi, tema particolarmente sentito per la Bulgaria, che si sente un Paese profondamente balcanico, è quello delle prospettive europee e della connettività dei Balcani occidentali. Per questo, intende sfruttare al meglio le proprie competenze regionali per sostenere le riforme necessarie affinché i paesi dei Balcani occidentali possano aderire all’UE, per favorire la pace e la stabilità nell’area. Contemporaneamente, la Bulgaria intende adoperarsi per sostenere il miglioramento della connettività stradale, ferroviaria, aerea, digitale, educativa ed energetica dei Balcani occidentali con l’UE. Infine, nel programma della Presidenza riveste notevole importanza anche l’economia digitale e lo sviluppo di competenze per il futuro, con l’obiettivo di completare il mercato unico digitale e lo sviluppo dell’economia e delle competenze digitali, lavorando su temi come la sicurezza informatica, la direttiva sul copyright, il flusso libero di dati non personali, il codice di e-comunicazioni, la privacy elettronica.
Un aspetto geopolitico non trascurabile, che potrebbe caratterizzare il ruolo della Bulgaria in questo semestre, è quello delle relazioni tra l’UE e la Russia. Lo stesso Borissov ha dichiarato che sia necessario «cercare di normalizzare le relazioni con la Russia, la quale è la nostra vicina più grande». Egli ha riconosciuto che tale processo non sarà facile e, quindi, ha chiesto la cooperazione della Commissione Europea e di tutti gli Stati membri che, però, hanno posizioni ed interessi confliggenti. Infatti, solamente il giorno prima, il presidente del Consiglio Europeo, il polacco Donald Tusk, in un discorso al Parlamento europeo, ha dichiarato che l’UE continuerà la politica di sanzioni contro la Russia in relazione al conflitto in Ucraina. Proprio le sanzioni verso la Russia sono da tempo al centro del dibattito tra i leader europei, poiché la loro applicazione ha inciso negativamente sull’economia di Paesi come la Bulgaria, ma anche come l’Italia, che ha visto ridursi di svariati miliardi di euro le sue esportazioni.
La Bulgaria
Il piccolo Paese balcanico ha vissuto per secoli una storia travagliata, ingrandendosi e rimpicciolendosi, a causa delle mire espansionistiche delle altre grandi potenze. Paese piccolo, ma fiero e proiettato verso il futuro, ospita una decina di siti dichiarati patrimonio dell’umanità dall’Unesco, mentre la maggior parte delle attività commerciali e culturali sono concentrate nella capitale Sofia. I settori lavorativi predominanti sono l’agricoltura, i servizi, il turismo, l’ingegneria energetica e l’industria leggera, tutti sostenuti dalle risorse naturali locali.
Il sistema di turnazione della presidenza europea
L’Unione europea (UE) ha un sistema di Presidenza del Consiglio che ruota ogni sei mesi tra i vari Paesi che ne fanno parte. Lo Stato membro che assume l’incarico per il semestre presiede le riunioni del Consiglio e dei tanti gruppi che preparano i suoi lavori e, secondo il sistema introdotto dal trattato di Lisbona nel 2009, lavora strettamente con lo Stato membro che lo ha preceduto, in questo caso l’Estonia, e con quello che lo seguirà, l’Austria. Questo trio fissa gli obiettivi a lungo termine della presidenza e prepara un programma comune che stabilisce i temi e le questioni principali che saranno trattati dal Consiglio in un periodo di 18 mesi. Sulla base di tale programma, ciascuno dei tre paesi prepara un proprio programma semestrale più dettagliato. Inoltre, la Presidenza rappresenta il Consiglio nelle relazioni con le altre istituzioni dell’UE, in particolare con la Commissione e il Parlamento europeo, ruolo particolarmente importante nei cosiddetti “triloghi”, le riunioni informali tra i rappresentanti delle tre istituzioni nelle quali si discutono le leggi europee.