La boxe di due coppie sul ring di Emio Greco

Il coreografo brindisino, naturalizzato in Olanda con una sua celebre compagnia, è ospite del Teatro Kismet di Bari con una coreografia del 2012 ispirata al film di Visconti “Rocco e i suoi fratelli”, e dedicata al mondo del pugilato, pretesto per parlare delle relazioni umane
danza

Paragonare la boxe alla danza, e viceversa, non è improprio. Cercare similitudini e accostamenti tra le due discipline – agilità e prodezza, duetto e duello, incontro e scontro, eleganza e rudezza, vulnerabilità e resistenza, energia, fatica, rigore, tecnica – è operazione legittima. Tali analogie, tese a esplorare la mascolinità e la fratellanza attraverso parallelismi tra il mondo della danza e del pugilato, le ritroviamo nella coreografia "Rocco. A dark full ride" firmata da Emio Greco e Pieter Scholten, compagnia attiva ad Amsterdam e tra le più significative d'Europa. Ispirato al film di Visconti "Rocco e i suoi fratelli", per parlarci di amore fraterno nella sua eccezione anche di odio, di conflitto, la performance potrebbe anche non avere lo spunto cinematografico. Essa ha una propria autonomia creativa, una peculiare qualità tematica che ne avalla il senso. Sul palcoscenico un ring con gli spettatori attorno, e in sala. Seduti agli angoli, rilassati, mentre fumano, due boxer in attesa del match. A introdurlo due buffi Mickey Mouse, mascotte che s'aggirano tra il pubblico, forse a ricordarci che siamo dentro un'arena di spettacolo, in un gioco.

 

Soltanto al suono del gong i due pugili si portano al centro dentro un cono di luce. Coi piedi tremolanti i due uomini, a testa bassa, s'accostano l'uno all'altro manifestando una fragilità dentro che smentisce l’apparenza di duri. Sono vicini, laterali, accanto, di spalle. Mai di fronte. All'espandersi della luminosità sull'intero quadrato iniziano il riscaldamento. Girano sul ring, si tallonano, si scrutano, si studiano in un gioco d'astuzia per cercare i rispettivi punti deboli. Intervallati dal suono del gong iniziano una danza con movimenti lenti alternati a scatti improvvisi, a segmenti di movimenti rapidissimi di braccia e di gambe. Solo a tratti accennano a dei pugni. Il linguaggio gestuale, con quell'allungamento e l'estensione nei corpi di braccia e gambe, mischia, con scioltezza, astrazione e passi di danza classica, affondando in due corpi asciutti e virili che, a metà, cedono il combattimento agli impensabili topi. Il dramma principale dello scontro è, infatti, fra i due Mickey Mouse.

 

Minacciosi e nervosi sbattono le mani e i piedi sulle tavole del palco, pronti all'attacco. Indossano i guantoni, e, a ogni round, iniziano a togliersi prima la maschera, poi i pantaloni, infine i costumi neri di maglia che ricoprono anche il volto, per rimanere con le calzamaglie in lamè. Al silenzio e alla musica crescente, segue in sovrapposizione la voce cantilenante di un bambino, quindi voci di folla e note di musica classica. Su tale tappeto sonoro avviene lo scontro tutto maschile, col sudore dei muscoli, le mani sulla faccia per respingersi, i torsi serrati, l'abbraccio che li tiene avvinti. In questa lotta fibrillante di anime sospese, di corpi in attrazione e di respingimenti riluttanti, c'è un intermezzo ironico che rompe la dura atmosfera. Esponendo un cartello con scritta "pausa" e distribuendo cioccolatini, ritornano i due boxer mimando, sulle note di una canzone francese, una languida coppia romantica. Nella ripresa del match, combattuto ora più naturalisticamente, ora più stilizzato o danzato, la loro lotta diventa più dura, aggressiva. Più personale. E sono, infine, tutti e quattro, solitari, a concludere il combattimento coreografico dove,  in ultimo, ad essere rappresentata è la complessità delle relazioni umane.

"Rocco. A dark full ride" di Emio Greco e Pieter Scholten. Al Teatro Kismet di Bari

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