La bolla cinese
Questa mattina ci siamo svegliati con le notizie poco rassicuranti provenienti dalle borse affari dell’Estremo Oriente. È scoppiato una grave bolla speculativa nelle borse cinesi, con perdite a due cifre: Shanghai ha bruciato dieci volte più ricchezza del debito greco (3000 miliardi di dollari contro 300). È vero, stamani il governo cinese ha effettuato massicce iniezioni di liquidità (più di 1000 miliardi di dollari) e Shanghai ha recuperato il 5.76 per cento, ma non si sa come reagiranno nei prossimi giorni i mercati dinanzi a una bolla che sembra ben più importante di quella della Lehman Brothers.
Ma il crollo di Shanghai ci fa anche pensare alla pochezza della crisi greca rispetto al mare di denaro che le banche e le istituzioni finanziare si stanno scambiando da decenni. Ha ragione Tsipras quando dice che gli aiuti Ue sono andati alle banche e non ai poveri: su questo almeno è incontestabile. Ciò è il frutto di un'economia che ha perso di vista il rapporto tra virtualità e realtà, che non ha più al centro dei suoi interessi la “gestione della casa”, come dice in greco la parola “economia” (oikos+nomia) ma “la gestione della banca” (trapeza+nomia).