La berretta
Ela berretta? Dove era andata a finire la mia berretta? Nel posto dove l’avevo lasciata, prima di immergermi nella piscina, non c’era più. E fuori mi aspettava un tale nebbione! Il pensiero è andato subito a un nugolo di ragazzini che avevo visto avviarsi verso la piscina dopo di me. Al giudizio che stava affiorando ho reagito così: Vuol dire, Gesù, che la regalo a te in quel fratello. Tornata nello stesso negozio dove l’anno prima avevo comprato la berretta perduta, l’ho trovata dello stesso modello, anzi proprio del colore che allora avevo cercato invano. Alla cassa, sorridendo, mi è venuto spontaneo raccontare alla commessa l’episodio. Si vede che il gestore mi ha sentita perché ha voluto farmela accettare gratis: Lei l’hai regalata a Qualcuno (e col dito accennava in su), e perché io non dovrei regalargliela?. La cosa sarebbe finita lì se non avessi incontrato alcune amiche che, dopo aver ascoltato l’accaduto, ho visto rallegrarsi come per una scoperta: l’idea di potersi comportare allo stesso modo in casi simili, gustando la gioia di un piccolo atto d’amore a Gesù nel fratello. Annamaria – Asola Mancavano i fondi per proseguire la costruzione del nostro Centro Mariapoli, e ricordando insieme l’episodio del paio di scarpe numero 42 chiesto a Gesù per un povero da Chiara Lubich, una di noi ha commentato: Anche oggi, se chiediamo a Gesù con la stessa fede, lui è capace di darci non solo un paio di scarpe, ma una intera calzoleria!. Così abbiamo fatto. Pochi giorni dopo dal pullmino della posta ci sono stati consegnati nove grandi pacchi. Non aspettavamo nulla, l’indirizzo postale era corretto, ma non avevamo il coraggio di aprirli nell’incertezza che il contenuto fosse per noi. Fatte le indagini opportune, veniamo a sapere che una persona amica ci aveva inviato più di cento scatole di scarpe: i soldi ricavati dalla vendita erano destinati a coprire le spese per quella fase dei lavori del nostro Centro. Contenevano scarpe da uomo, da donna, da bambino, pantofole, stivali, scarpe da sport ” insomma una intera calzoleria inviataci dall’Eterno Padre! J. P. – Spagna Assunta come insegnante di matematica presso una scuola privata gestita da laici, scopro con dolore che alcuni colleghi lavorano senza essere retribuiti e addirittura pagano per poter insegnare e accumulare punteggio per accedere alle scuole pubbliche. Mi accorgo inoltre di irregolarità nella compilazione dei registri e di altri atti poco trasparenti” Per coerenza con i valori in cui credo, decido di dimettermi. Questa scelta non viene compresa, ma più forte di ogni giudizio avverto la spinta a cercare prima il Regno di Dio e la sua giustizia, nella certezza che anche il resto mi sarà dato in soprappiù. Nella stessa giornata, infatti, ho l’opportunità di dare alcune lezioni private; e successivamente mi arrivano altre offerte del genere. In seguito un mio collega tenta di spiegarmi l’inutilità del mio gesto. L’ascolto fino in fondo, poi: Quando tu deponi un seme nella terra apparentemente non succede nulla, col tempo però nasce una pianta. Io voglio deporre quel seme”. Qualche giorno dopo vengo a sapere che anche lui ha deciso di dare le dimissioni. E per finire l’arrivo, da parte del provveditorato, della nomina statale! A. V. – Italia