La bellezza salverà il mondo
Tzvetan Todorov - Garzanti
Di quale bellezza si parla in questo bellissimo libro del pensatore bulgaro (non solo filosofo, non solo antropologo, non solo storico dell’arte) Tzvetan Todorov? Di quella proposta da Dostoevskij ne L’idiota: «La bellezza salverà il mondo». Espressione da lui “aperta” in questo modo: «Il bello è l’ideale, e l’ideale, il nostro o quello dell’Europa civilizzata, è ancora lontano dall’essere elaborato. Al mondo esiste un solo essere assolutamente bello, Cristo (…), certamente un miracolo infinito».
Da questo punto di partenza, dall’Assoluto che si coglie dietro questa a suo modo intransigente affermazione, Todorov cerca di capire come la bellezza artistica possa salvare il mondo, ma prima ancora singoli artisti che hanno cercato di “realizzare” tale bellezza. Sceglie, tra i molti possibili, Oscar Wilde, Rainer Maria Rilke e Maria Cvetaeva.
Il primo è riuscito a fare della propria vita un’opera d’arte, ma col risultato inatteso che «la tragedia si è sostituita all’idillio». Rilke, invece, l’assoluto lo ha cercato nell’arte stessa: secondo lui, «la trascendenza abita la nostra terra, ma è accessibile solo ai più esigenti». Infine la Cvetaeva, morta suicida dopo una vita avventurosa, ritiene che la vita cominci ad avere senso «solo trasfigurata, e cioè nell’arte».
Che ne ricava Todorov? Che qualora si cerchi «l’assoluto incarnato allo stato puro, ci troviamo di fronte alla morte e al nulla: il vivente è necessariamente imperfetto». Ma l’opera d’arte rimane in ogni caso «un’espressione della pienezza. L’arte è una rivelazione dell’essere, anche la più sovversiva e portatrice di forma e di significato». E ne dà un esempio: I prigioni di Michelangelo.
Libro difficile e appassionante, da leggere centellinato, non come un romanzo ma alla stregua di un trattato di mistica. L’opera sta conoscendo un grande successo ed è imperdibile per tutti coloro che amano l’arte e la vita.