La bellezza parla in ebraico

Il 10 settembre è la Giornata Europea della Cultura Ebraica, con tema “La bellezza”

«Dieci misure di bellezza sono state date al mondo. Nove sono state prese da Gerusalemme ed una è stata distribuita per il resto del mondo». Così è scritto nel Talmud, trattato Kiddushìn (49b). Chi è stato a Gerusalemme, rimane perplesso di fronte a questa frase. Gerusalemme oggi non appare certo la più bella città del mondo. E nei tempi gloriosi di Salomone? Il Tempio sarà sicuramente stato impressionante per la sua maestosità e ricchezza, ma nell’Egitto dei faraoni, nelle civiltà minoica e micenea, a Babilonia e in altri luoghi del Vicino Oriente e della Cina, c’erano splendori almeno equivalenti.

Eppure… quella frase del Talmud contiene una verità. Gerusalemme ha un potere d’attrazione unico al mondo. Lì c’è qualcosa che ti cattura, che ti risucchia dall’interno dell’anima. Qualcosa che ti spinge verso un centro. Simbolicamente, nel Santo Sepolcro, i cristiani hanno posto una pietra chiamata omphalos kosmou, ombelico del mondo. Questa misteriosa forza d’attrazione, che attira verso il centro del mondo e il centro di se stessi, ha a che fare con la bellezza. Che per la cultura ebraica affonda le sue radici proprio nella città che la Shekinah (la presenza di Dio) s’è scelta come abitazione, e nel Tempio che ha eletto a sua dimora. Da queste radici, la bellezza ha permeato tutta la cultura ebraica attraverso i secoli.

Il 10 settembre è l’occasione per conoscerla. L’opportunità è data dalla ventiquattresima Giornata Europea della Cultura Ebraica, che ha come tema conduttore, appunto, “La bellezza”. Questa manifestazione – a cui partecipano 27 Paesi europei – in Italia vede ogni anno la partecipazione di decine di migliaia di visitatori. Le comunità ebraiche locali aprono alla cittadinanza le porte di sinagoghe, musei e siti ebraici, spiegano le loro usanze e i loro rituali, propongono una varietà di appuntamenti culturali. È l’occasione per conoscere un patrimonio religioso e culturale davvero unico. In Italia, come città capofila di questa 24a Giornata, è stata scelta Firenze. Che con la bellezza, inutile dirlo, ha una certa dimestichezza. Negli eventi che hanno luogo in tante città, la bellezza è declinata in un caleidoscopio di variazioni.

Bisogna però tener conto di un fattore. L’ebraismo nei secoli ha dovuto fare i conti con gravose difficoltà: continui esili, persecuzioni, restrizioni giuridiche, saccheggi dei quartieri ebraici. Tutto questo non ha consentito di accumulare patrimoni artistici paragonabili, in termini di quantità, a quelli di altri popoli. Inoltre, il secondo comandamento della Bibbia vieta la produzioni di immagini: «Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è sotto le acque» (comando che alcune volte è stato disatteso – per fortuna! – come nei bellissimi affreschi della sinagoga di Dura Europos in Siria). Questo divieto ha avuto un impatto restrittivo sullo sviluppo di alcune forme d’arte, come la pittura e la scultura. Nonostante questi impedimenti, la bellezza nell’ebraismo si è espressa nelle musiche liturgiche, nelle preghiere e nel canto corale, nei riti delle tante festività, nei manoscritti, nelle architetture e nelle decorazioni sinagogali, nella magnificenza degli oggetti di culto e di uso domestico, nell’altissima poesia di molti testi sacri.

Altro tema caro all’ebraismo è quello della bellezza della persona. Nella Bibbia molte donne, matriarche e eroine che hanno segnato la storia di Israele, sono definite belle. Rachele è «bella di forme e avvenente di aspetto». Ma anche uomini come il piccolo Mosè, Saul, Davide sono presentati come “belli”. Nel salmo 45 il re-messia è cantato come «il più bello di tutti i figli degli uomini». Il Cantico dei Cantici è un tripudio di versi che esaltano la bellezza del sentimento amoroso, dei corpi dei due amanti che si cercano e si desiderano. Nella Bibbia il tema della bellezza riguarda anche la natura, incardinata nel concetto di creazione compiuta da Dio e in quello, per dirlo con parole oggi di moda, di sostenibilità del mondo per le generazioni future.

Accanto al grande patrimonio religioso, artistico, letterario e scientifico che ha dato l’ebraismo al mondo, va considerato quello più prosaico ma non meno importante dell’umorismo e della musica popolare. Gruppi di musica klezmer e sefardita allietano infatti molte degli eventi del 10 settembre.  Una giornata che ha l’obiettivo di favorire il dialogo tra ebrei e non-ebrei, nella speranza che una maggiore conoscenza generi comprensione e vicinanza. Insomma, è un’occasione da non perdere.

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