La bellezza ferita

I bronzi di Mitoraj in mostra nell’antica Pompei offrono una rilettura moderna dell’antico e al tempo stesso alludono alla fragilità della condizione umana
Pompei

Il 6 ottobre del 2014 si spegneva a Parigi Igor Mitoraj, lo scultore polacco famoso per le sue statue frammentarie ispirate all’antichità classica. Concludeva una luminosa carriera senza aver visto realizzato il suo sogno di una grande mostra a Pompei, così come avvenuto nella Valle dei Templi ad Agrigento e nei Mercati di Traiano a Roma.

Gli rende ora omaggio l’esposizione postuma Mitoraj a Pompei, aperta fino al gennaio prossimo, che vede trenta suoi monumentali bronzi collocati in spazi strategici degli scavi: dalla terrazza del Tempio di Venere alla Basilica e al Foro, da Via dell’Abbondanza alle Terme Stabiane, dal Foro Triangolare al Quadriportico dei Teatri… Una mostra a cielo aperto che ha popolato di inconsuete presenze la Pompei che conoscevo, quasi a colmare il vuoto creato dai reperti statuari recuperati dai pompeiani superstiti subito dopo la catastrofe vesuviana o più tardi negli scavi borbonici, anche se queste di Mitoraj sono senz’altro opere sovradimensionate rispetto a quelli.

A ragione l’artista scomparso pensava a Pompei come il loro contenitore ideale. Sì perché se la città campana ci è stata restituita mutila, con tutte le tracce di una fine violenta, a loro volta i personaggi di Mitoraj – si tratti del Centauro eretto sul suo piedistallo oppure dell’Icaro alato schiantato al suolo –, sembrano reduci da una battaglia di Titani: dicono, negli arti troncati e nelle espressioni dolenti, il dramma di una bellezza ferita che lo scenario dei ruderi esalta.al massimo.

A questi simboli della fragilità umana il turista si avvicina con rispetto, quasi intimidito dalle proporzioni e dall’aura enigmatica. Davanti ad essi si comprende meglio anche la polemica dell’autore nei riguardi di Antonio Canova, che aveva inteso ricreare la perfezione ideale degli antichi maestri, anzi superarla, se possibile. Mitoraj, lui pure fortemente ancorato ad essi come il campione del neoclassicismo, non si azzarda tuttavia a fare un duplicato dei capolavori del passato: evoca con sensibilità di oggi dei ed eroi mitologici così come ci sono pervenuti, riplasmati dall’azione distruttrice del tempo, talora con dei tasselli aperti sulle membra, quasi a sollecitare dall’osservatore uno sforzo di penetrazione nel loro mistero.

A fine mostra uno dei bronzi rimarrà come dono a Pompei: spetterà ad esso continuare quel dialogo tra passato e presente, tra archeologia e contemporaneità che rappresenta il fascino dell’opera di Mitoraj.

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