La bella e la bestia
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Riecco il fantasy con "La bella e la bestia", diretto da Christophe Gans con Vincent Cassel nella parte del principe-bestia e la dolce Léa Seydoux in quella, appunto, di Bella, la sensibile figlia del mercante andato in rovina, che si offre vittima al mostro pur di salvare la famiglia.
Il film è un racconto suggestivo dell’antica favola e piacerà a grandi e piccoli che amano la magia del grande schermo, i paesaggi fantastici, gli ambienti magici e la lotta eterna tra il bene e il male che vede il trionfo della bontà (in certe situazioni – le due sorelle – fa pensare alla rossiniana Cenerentola). Racconto snello girato con gusto, un pizzico di horror, i soliti cattivissimi, ma anche i cattivi che si pentono e lo splendore degli effetti speciali. Vincent Cassel non è un granché, invece spicca la bella e gentile Léa. (Guarda il trailer del film)
"Snowpiercer" è invece un fantasy pseudo-realistico e pesudo-avveniristico, perché fra non molto, cioè nel 2031, la terra sarà distrutta dal surriscaldamento e piomberà in una glaciazione immensa. Se ne salvano solo alcuni che viaggiano a bordo di un treno velocissimo – Snowpiercer – ma dove le classi sociali sono ben distinte e gli sfruttati restano sfruttati dal piccolo gruppo dei dominatori. Ma c’è chi non si rassegna e la lotta divampa sino all’eroismo di qualcuno. Teso, duro, drammatico e inquietante, con un cast eccellente – una irriconoscibile Tilda Swinton, il grande John Hurt, l’eroico Chris Evans… – il film è lo specchio di una società umana in perenne conflitto, ricco di riferimenti all’attualità, per cui si presta ad essere una forte metafora del comportamento umano di sempre, della lotta per la libertà.
"Una donna per amica". Giovanni Veronesi è un regista che ci sa fare, però questa volta pare non avere ben trovato il ritmo giusto, purtroppo. Si può essere solo amici di una donna? Tutto qui il film, dove Fabio De Luigi, bravo nei siparietti da imbranato, non riesce a tenere sotto controllo il ruolo da protagonista e viene sopraffatto da una Laetitia Casta che, oltre al visino al dentino e all’accento francese, non brilla per qualità recitative, come gli altri, tra cui Geppi Cucciari che fa la detenuta alla Littizzetto (incredibile) e Adriano Giannini, bel tenebroso sprecato. Meglio di tutti Valeria Solarino nei panni della sorella fuori di testa. Conclusione: un film televisivo, a puntatine e siparietti, ma da Veronesi ci si doveva aspettare molto di più. Peccato.