La battaglia delle capesante
Il peschereccio britannico Cornelis Gert Jan è stato costretto ad attraccare a Le Havre, dopo che il suo equipaggio non è riuscito a dimostrare che era autorizzato a pescare nelle acque territoriali francesi, e il suo capitano è apparso in tribunale giovedì: accusato di pesca illegale di capesante (per la precisione di 2.160 kg di capesante), rischia una multa di 75.000 euro. Mentre una seconda nave britannica è stata avvertita verbalmente dalle autorità francesi, il Regno Unito ha sollevato obiezioni sul sequestro da parte della Francia dell’imbarcazione britannica in acque francesi e ha messo in guardia Parigi contro ulteriori ritorsioni.
Proprio i diritti di pesca sono elemento di discussione ancora irrisolto, tra Parigi e Londra, dopo la Brexit, poiché i pescatori bretoni e normanni devono ottenere un permesso ad hoc per operare nelle acque britanniche, in particolare quelle attorno alle Isole del Canale prospicienti le coste francesi, cioè le isole autonome di Jersey e Guernsey, che dipendono dal Regno Unito per la difesa e gli affari esteri.
Finora, circa 1.700 navi dell’Unione europea (Ue) hanno ricevuto licenze, ma la controversia riguarda il diritto di meno di 200 navi, per lo più francesi, di pescare in acque da sei a 12 miglia nautiche al largo delle coste britanniche o nei mari al largo dell’isola di Jersey. La Francia sostiene che solo la metà degli aventi diritto era stata autorizzata a continuare a pescare anche dopo aver fornito dati e documenti dell’attività di pesca passata di queste imbarcazioni a sostegno delle domande.
La Francia ha affermato che il Regno Unito si è rifiutato di concedere ai suoi pescatori l’intero numero di licenze per operare nelle acque britanniche che la Francia afferma essere invece garantito, mentre il Regno Unito ha affermato che sta rilasciando le licenze alle navi che soddisfano i suoi criteri. La Francia sostiene che il Regno Unito e le Isole del Canale hanno rilasciato circa 210 licenze permanenti per le imbarcazioni francesi per operare nelle rispettive acque territoriali e che 240 sono state respinte o attendono l’approvazione.
L’amministrazione dell’Isola di Jersey ha affermato di aver aggiunto altri 20 permessi per le navi francesi, portando il numero totale di licenze per pescare nelle sue acque territoriali a 162 da venerdì; di queste, 113 sono permanenti e 49 temporanee, con scadenza il 31 gennaio 2022, ma altre 55 navi perderanno i rispettivi diritti da domenica 31 ottobre.
Clement Beaune, ministro per gli affari europei nel Governo francese, ha annunciato in un tweet delle misure di ritorsione per proteggere i pescatori francesi. In risposta, David Frost, ministro della Brexit nel Governo britannico, ha ribadito che le minacce della Francia sono deludenti e sproporzionate, e non sono quelle che ci si aspetterebbe da uno stretto alleato e partner; inoltre, le misure minacciate non sembrano essere compatibili con l’accordo di commercio e cooperazione successivo alla Brexit e, in generale, con il diritto internazionale, preparandosi a qualsiasi ulteriore mossa francese con una risposta appropriata e calibrata.
La Commissione europea ha affermato di essere in trattative con le due parti per risolvere questo problema il prima possibile, ribadendo che tutte le navi francesi aventi diritto a una licenza dovrebbero riceverne una. Sebbene alti funzionari britannici, francesi e dell’Ue abbiano segnalato che non vogliono che la controversia si aggravi, le lobby dei pescatori stanno mettendo sotto pressione Boris Johnson ed Emmanuel Macron che, tra qualche mese, si presenterà alle elezioni presidenziali e ha necessità di mantenere un profilo di fermezza in patria e mostrare autorevolezza a livello europeo.
L’iniziativa manifesta la determinazione della Francia a non desistere, un giorno dopo aver elencato potenziali sanzioni contro il Regno Unito se non ci fossero progressi nei colloqui sui diritti di pesca nelle pescose acque britanniche dell’Atlantico nord-orientale, le zone di pesca dove viene realizzata la maggior parte della pesca dell’Ue. Le azioni della Francia sembrano essere proprio un modo per esercitare pressioni sul Regno Unito affinché esso scenda a compromessi nei colloqui con l’Ue.
Altre sanzioni potrebbero dunque sostanziarsi in ulteriori controlli doganali e sanitari sistematici sui prodotti britannici importati in Francia e il divieto di sbarco di frutti di mare, a partire dal 2 novembre, nonché un taglio delle esportazioni di elettricità nel Regno Unito. Il tutto in vista del Natale, laddove la merce sugli scaffali dei supermercati britannici già scarseggia, mentre qualcuno si prepara a fare indigestione di capesante.