La “piaga” del traffico

Il rientro dalla vacanze è già traumatico di per sé. Le città non aiutano e il colpo di grazia lo danno le macchine.

Tra i tanti traumi da affrontare rientrando dalle vacanze, uno dei maggiori è sicuramente il traffico, che è tipico della città, perché oltre il 75 per cento della popolazione europea vive in aree urbane. Da dieci anni, la Tts Italia, un consorzio di 70 aziende italiane, usa le più moderne tecnologie per tentare di risolvere o alleviare i disagi che nascono dall’eccessiva circolazione dei veicoli. Emilio Cera, un ingegnere molto motivato e preparato, che incontriamo nel suo ufficio sulla Via Ostiense a Roma, presiede il Comitato scientifico di Tts Italia.

 

La mobilità nelle città è un problema irrisolvibile?

«Le città sono state costruite molto tempo prima dell’invenzione dei mezzi di trasporto ed hanno delle infrastrutture inadeguate alla domanda di mobilità attuale. Esistono delle evidenti difficoltà in tutte le città del mondo e non sono legate ad una cultura, o alla politica ma al semplice fatto che le infrastrutture non ci sono. Il problema non è stato risolto in nessuna città del mondo. Ci sono, però, una serie di azioni che possono guidare verso la sostenibilità. Si può agevolare la mobilità, sia migliorando il trasporto delle cose e delle persone, sia fornendo tutta una serie di informazioni sullo stato dinamico del traffico, indicando il miglior percorso, che possono essere messi a disposizione e in funzione attraverso la infrastruttura tecnologica, con una cooperazione tra l’informatica e della comunicazione».

 

Come la tecnologia può aiutare?

«Se c’è una strada con una serie di semafori si possono fare una serie di interventi. I semafori possono essere intelligenti  e regolare la durata del verde e del rosso non a durata fissa, ma a seconda dell’effettiva presenza di veicoli e pedoni. Ci sono vantaggi immediati e il traffico diventa più fluido. Si hanno gli stessi effetti che aver costruito un sottopasso che sarebbe costato centinaia di milioni di euro.  I vantaggi sono anche nella riduzione dell’inquinamento e parliamo di decine di punti di percentuale nell’emissione di anidride carbonica. Una macchina ne emette un etto e mezzo a chilometro. È una quantità enorme».

 

Quali sono le sfide del futuro?

«Oggi abbiamo il navigatore, il sistema satellitare per rintracciare il veicolo. Il futuro è la macchina intelligente in grado di comunicare con la strada ed i semafori con cui scambia delle informazioni stabilendo, per esempio la priorità semaforica, facendo diventare verde il semaforo quando passa un autobus. Il trasporto pubblico dovrebbe avere su ogni autobus un localizzatore satellitare che possa dire al centro operativo se l’autobus è in corsa, se è nei tempi, in ritardo o in anticipo e a quale fermata sta arrivando. Se ha un problema l’autista o il mezzo. E’ già in uso solo in alcune grandi aziende di trasporto pubblico ma sono tecnologie ormai alla portata anche di tutti».

 

E per le previsioni del traffico?

«Non potremo mai dire con certezza che una strada sarà congestionata. Mettendo dei sensori sulle strade e sulle macchine possiamo, però, sapere i tempi di percorrenza».

 

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