L’ insegnamento del “Loco” Bielsa
Marcelo Bielsa, nato a Rosario (Argentina) il 21 luglio del 1955, è uno degli allenatori di calcio più conosciuti e famosi a livello globale. Non ha un palmares al livello dei tecnici più titolati della storia: il suo successo più significativo è stato, infatti, l’oro olimpico del 2004 alla guida della nazionale del suo paese. A parte ciò, nel suo curriculum figurano due titoli nazionali conquistati in patria.
Ciò che lo eleva agli onori della cronaca è il suo particolarissimo approccio al calcio. Non per niente, in patria è conosciuto come El Loco, il pazzo. Un uomo eccentrico che, nel corso degli anni, ha sviluppato metodi di lavoro molto particolari, con una attenzione alla tattica quasi maniacale. I risultati gli hanno dato ragione, avendo fatto toccare ottimi livelli di gioco a squadre non certo di primissima fascia come Athletic Bilbao (biennio 2011-2013) e Olympique Marsiglia (2015). Tra le sue stranezze va certamente ricordata l’esperienza alla Lazio di 48 ore, nel 2016: la firma arriva il 6 luglio, le dimissioni due giorni dopo, con le accuse al presidente Claudio Lotito di non aver rispettato i patti di mercato.
La sua nuova avventura, a partire dallo scorso giugno, è stata quella di riportare in alto il Leeds United: squadra gloriosa, leader del calcio inglese negli anni ’70 con 3 campionati vinti e, a livello internazionale, 2 successi in Coppa delle Fiere, l’antesignana dell’attuale Europa League. Le ultime grandi annate dello United sono arrivate a cavallo tra anni ’90 e 2000, con la semifinale di Champions League raggiunta nel 2001. Poi l’oblio, con la crisi finanziaria e la retrocessione in League One, la nostra serie C.
La lenta ripresa comincia all’inizio del decennio: dopo molti campionati anonimi in Championship (la seconda serie), quello con Bielsa sembra poter essere l’anno del riscatto. La squadra vola nei quartieri altissimi e lotta per la promozione diretta. Gli stop delle ultime settimane con Wigan e Brentford fanno prendere il volo a Norwich e Sheffield, ma il Leeds, terzo, continua a combattere. Nel match contro l’Aston Villa, giocato domenica 28 aprile, la squadra di Bielsa passa in vantaggio con la contestatissima rete di Klich, arrivata dopo che i giocatori avversari si sono quasi fermati, a causa di un loro compagno di squadra rimasto a terra.
Le proteste dei Villans sono furiose, con l’arbitro che però convalida la rete. A questo punto, entra in scena proprio Bielsa che, nonostante lo scetticismo e la contrarietà di alcuni giocatori (il difensore Jansson in primis) ordina ai suoi di permettere alla squadra ospite di siglare l’1-1. In un’atmosfera incandescente, il Leeds consente ad Adomah di mettere a segno la rete del pareggio: un gesto nobile che, però, dà allo Sheffield United la certezza della promozione aritmetica, condannando il Leeds ai play-off. Il salto nel paradiso della Premier League è dunque rinviato, ma Bielsa non sembra avere alcun rimpianto in merito.
«I fatti sono quelli che tutti hanno visto, ciò che è successo è successo. Posso dire solo questo a proposito di qualcosa che mi sembra molto chiaro nella sua dinamica». Questo il commento, chiaro e senza fronzoli, del tecnico argentino. Il collega dell’Aston Villa Dean Smith lo ringrazia, per aver fatto prevalere in questo modo la sportività. Un gesto eclatante e, a suo modo rivoluzionario. In un mondo dominato dall’ossessione per il conseguimento dei risultati, delle vittorie e dei maggiori introiti da esse derivanti, Bielsa ha fatto comprendere come il calcio sia ancora, nonostante tutto, uno sport: con dei valori che nessun obiettivo, per quanto importante, può mai sconfessare.