King Lear
Musiche di Šostakovic e Ciaikovski. Roma, Orchestre Mozart e dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.
Bisogna vederlo, Claudio Abbado, come alza il braccio, il volto, la bacchetta, e nasce la luce della musica. Un gesto, che è vita, la evoca e la porta al mondo, cioè a noi ascoltatori. Un’emozione che solo i grandi interpreti, dall’autentico carisma, riescono a trasmettere.
Abbado, con la sua Orchestra Mozart e i complessi ceciliani, scioglie le tristezze di Ciaikovski, i suoi umori che commentano nella Fantasia sinfonica La Tempesta scespiriana, come il sole scioglie la brina. Lo fa con un calore – stupendi i violoncelli – pieno, raffinato, libero dal languore con cui spesso si esegue il musicista russo.
Quando poi tocca alle musiche di Šostakovic per King Lear, il film di Grigory Kozincev proiettato con brani in diretta con l’esecuzione orchestrale – la prima a Santa Cecilia –, Abbado si avvale anche delle splendide voci di Anna Caterina Antonacci e Anatoli Kotscherga, un basso baritono di quelli rari. Lo scorrere delle immagini sullo schermo, commentate dalle sonorità possenti, stralunate anche, di Šostakovic dicono del rapporto fra le forme d’arte più di qualsiasi parola. Il gesto di Abbado nella sua lunga maturità, energico e trascinante, suscita sentimenti, distilla poesia. Pubblico sopraffatto dall’emozione insieme al presidente Napolitano, salutato da un’infinita standing ovation.