Kannadhasan e Cristo
L’incontro che cambiò la vita di un poeta indù
Nel corso della preparazione per una conferenza che dovrò svolgere nei prossimi giorni ho trovato un passaggio molto bello del grande poeta indiano Tamil Kannadhasan (1927-1981), dello stato del Tamil Nadu, nel sud India. Il poeta incontrò la figura di Cristo solo due anni prima della morte e, pur restando indù, si tratto di una svolta nella sua vita. L’estratto che ho letto si trova alla conclusione del suo poema epico in 400 versi Jesu Kaviam.
«La grande sapienza ha avuto origine nella terra di Israele e si è diffusa in tutto il mondo come la Religione della Verità. Un’infinita quantità di bene è venuta al mondo grazie alla nascita di Gesù. Se il genere umano è ancora vivo oggi lo è grazie alla sua influenza. (…) Cristo senz’altro tornerà. Fino a che ci sarà una ferita, ci sarà bisogno di un tocco che la guarisca. Il Regno di Cristo sarà stabilito dovunque. Rivolgiamo a Lui le nostre menti e riponiamo in Lui la nostra fiducia».
È un passo che mi ha confermato quanto il mondo indù resti tutt’altro che indifferente di fronte alla figura di Cristo. La loro sensibilità ne resta affascinata, nutre una grande ammirazione nei suoi confronti, pur senza percepirlo, secondo la prospettiva cristiana, come vero Dio e vero uomo. Eppure è capace di svelarci aspetti che forse nemmeno noi cristiani abbiamo colto fino ad oggi.
Forse, qui sta il grande coraggio che si chiede ai cristiani oggi: oltre che annunciare Cristo, ascoltare anche cosa Egli sussurra al cuore di popoli e persone di diverse tradizioni. Il futuro potrebbe essere ricco di sorprese.
«La grande sapienza ha avuto origine nella terra di Israele e si è diffusa in tutto il mondo come la Religione della Verità. Un’infinita quantità di bene è venuta al mondo grazie alla nascita di Gesù. Se il genere umano è ancora vivo oggi lo è grazie alla sua influenza. (…) Cristo senz’altro tornerà. Fino a che ci sarà una ferita, ci sarà bisogno di un tocco che la guarisca. Il Regno di Cristo sarà stabilito dovunque. Rivolgiamo a Lui le nostre menti e riponiamo in Lui la nostra fiducia».
È un passo che mi ha confermato quanto il mondo indù resti tutt’altro che indifferente di fronte alla figura di Cristo. La loro sensibilità ne resta affascinata, nutre una grande ammirazione nei suoi confronti, pur senza percepirlo, secondo la prospettiva cristiana, come vero Dio e vero uomo. Eppure è capace di svelarci aspetti che forse nemmeno noi cristiani abbiamo colto fino ad oggi.
Forse, qui sta il grande coraggio che si chiede ai cristiani oggi: oltre che annunciare Cristo, ascoltare anche cosa Egli sussurra al cuore di popoli e persone di diverse tradizioni. Il futuro potrebbe essere ricco di sorprese.
(dal blog In dialogo di Roberto Catalano)