Juncker: sui migranti l’Italia ha salvato l’onore dell’Europa
Ogni anno, nel mese di settembre, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker tiene il discorso sullo stato dell’Unione di fronte al Parlamento Europeo, nel quale egli analizza i risultati raggiunti nell’anno precedente ed espone le priorità per l’anno seguente.
Lo scorso anno Jean-Claude Juncker propose un’agenda per un’Europa che protegge, che dà forza, che difende. Oggi, dopo dieci anni di crisi economica, Juncker afferma che la ripresa oggi coinvolge tutti gli Stati membri, con la creazione di otto milioni di nuovi posti di lavoro, deficit pubblici sotto controllo, banche che tornano a disporre di denaro da prestare ai privati e l’erogazione di 225 miliardi di euro con il Piano europeo per gli investimenti. Dunque, «questo è il momento di costruire un’Europa più unita, più forte e più democratica per il 2025».
La Commissione europea intende continuare a rafforzare la politica commerciale dell’UE, in una logica di reciprocità: «dobbiamo ricevere quello che diamo». Juncker enfatizza che ogni miliardo di euro di esportazioni si traduce in 14mila nuovi posti di lavoro e, per questo, ricorda il CETA, accordo commerciale con il Canada, che sarà applicato in via provvisoria dalla prossima settimana; l’accordo politico con il Giappone su un prossimo partenariato economico, con la possibilità che questo avvenga anche con il Messico ed altri Paesi sudamericani entro la fine dell’anno, così come l’apertura di un negoziato con l’Australia e la Nuova Zelanda.
Inoltre, la Commissione Europea vuole impegnarsi per rendere le industrie europee più competitive, proponendo una Strategia per la Politica Industriale, eppure bacchetta le industrie automobilistiche europee che, secondo Juncker, dovrebbero investire di più in auto meno inquinanti. Infatti, l’UE deve assumere un ruolo guida nel contrastare il cambiamento climatico.
Altra priorità di lavoro riguarda l’Europa digitale, laddove Juncker riconosce che bisogna proteggere i cittadini dalle nuove minacce informatiche che riguardano le tecnologie che ciascuno di noi usa quotidianamente, proponendo l’istituzione di un’Agenzia europea per la sicurezza cibernetica.
Particolare attenzione è stata posta sulla questione dell’immigrazione. Juncker ha riconosciuto la generosità del nostro Paese, affermando che «nel Mediterraneo l’Italia ha salvato l’onore dell’Europa». Infatti, se i confini dell’Europa sono comuni, è pur vero che solamente alcuni Stati membri si fanno carico della loro difesa e, per questo, è necessario portare avanti azioni comuni.
Ancora, se il flusso di migranti è stato drasticamente ridotto negli ultimi mesi, Juncker riconosce che le condizioni di quanti sono fermi in Libia sono critiche e che bisogna agire, coinvolgendo anche le Nazioni Unite, per migliorarle. Infatti, «l’Europa non è una fortezza», essa vuole essere solidale con quanti hanno bisogno di un rifugio e, del resto, nel 2016 ha accolto circa 720mila rifugiati. Quanti non hanno diritto di restare devono però essere rimpatriati.
Alla fine del mese la Commissione europea farà una serie di proposte sui rimpatri e sulla solidarietà con l’Africa. Juncker ritiene che sia necessaria l’apertura di vie legali perché l’immigrazione è utile per un continente vecchio come l’Europa ed anche per contrastare i traffici illegali.
Poi, Juncker ha parlato di una sua sesta via per l’Europa, quella basata sui valori: libertà, uguaglianza, rispetto della legge, democrazia. Oltre lavorare per rafforzare l’Euro, per avere un ministro delle finanze europeo e per realizzare un fondo monetario europeo, è fondamentale armonizzare i sistemi sociali europei, per consentire a tutti i cittadini di godere degli stessi benefici. Di pari passo l’UE dovrebbe impegnarsi di più per forme di tassazione per le imprese, le transazioni finanziarie, l’Iva, ecc.
Infine, Juncker ricorda che «Brexit non è il futuro dell’Europa» e che, seppure molto lavoro si sia concentrato sull’uscita del Regno Unito dall’UE, l’Europa ha ben altre priorità da affrontare. Per questo, Junker ritiene sia necessario organizzare un summit speciale in Romania il 30 marzo 2019, per guardare all’Europa a 27 e non più a 28. Nel suo discorso, Juncker ha tentato di ridare confidenza all’Europa, invitando a «mollare gli ormeggi, issare le vele e profittare dei venti favorevoli».