Juan Carlos abdica e si discute di Repubblica
Noi spagnoli siamo stati colti di sorpresa dall’abdicazione di Juan Carlos I. In un primo momento molti sono rimasti increduli alla notizia, anche se subito si è trasformata in certezza e ha ceduto il passo ad ogni tipo di reazione l'annuncio della successione.
L’esercizio della rinuncia volontaria a un incarico di alta responsabilità comincia ad essere un’abitudine in chi riveste ruoli apicali di governo. Pensiamo a Benedetto XVI e possiamo continuare con altre monarchie europee (Belgio e Olanda) per arrivare ora al re di Spagna. È un esempio da valorizzare, in quanto cerca di superare l’inerte attaccamento ai posti di potere.
Il bilancio di questi 38 anni di regno (due in più della precedente dittatura di Franco) ha le sue luci e le sue ombre. Luci soprattutto agli inizi: la maggioranza dell'opinione pubblica riconosce il ruolo fondamentale che ha giocato Juan Carlos I nella transizione verso la democrazia. Senza il suo intervento, la storia non sarebbe stata scritta così. Ombre per lo più nella tappa finale: direttamente sulla sua persona, se pensiamo all’incidente della caccia agli elefanti in Africa, con frattura di anca inclusa, e su altri membri della famiglia reale, specialmente suo genero Urdangarín e sua figlia, l'Infanta Cristina, imputati per frodi fiscali.
In ogni caso, il re ha abdicato. E adesso? Adesso gli succede l’erede, che prenderà il nome di Felipe VI. Questa è la risposta che ci offrono dalla Casa Reale, dal governo e potrebbe essere l’opinione generalizzata dei cittadini spagnoli. Invece, ci sono anche voci discordanti, che vengono da cittadini comuni, da giovani e meno giovani, da alcuni membri di certi partiti politici, da un territorio più che da un altro, che esprimono l’opportunità di prendere al volo questa circostanza inaspettata, per fare una riflessione più profonda sulla forma di stato della Spagna: monarchia parlamentare o repubblica.
Nel 1975, alla morte di Franco, la scelta non era tanto tra monarchia e repubblica, ma tra democrazia o dittatura. Il cammino della democrazia dunque è passato dal ristabilimento della monarchia. Il principe Felipe riunisce in sé le capacità e la formazione per la carica che lo attende, questa è opinione condivisa, ma il dibattito che alcuni desiderano non va contro la sua figura, ma a favore della possibilità che il popolo si esprima, in questo momento della storia, sulla propria forma di stato.
Traduzione di Domenico D’Amiano