Jimi Hendrix: l’anniversario di un genio
Il 18 settembre saranno quarant’anni esatti da quel tragico giorno in un cui, in un hotel londinese, venne trovato morto il più grande genio dell’era rock.
Il 18 settembre saranno quarant’anni esatti da quel tragico giorno in un cui, in un hotel londinese, venne trovato morto il più grande genio dell’era rock.
Quattro decenni che hanno ulteriormente accresciuto il mito del chitarrista di Seattle, ma soprattutto confermato la genialità delle sue intuizioni e l’inarrivabilità di un talento che ha fatto scuola e nel cui solco sono maturate più generazioni di imitatori più o meno dotati.
Jimi – oggi possiamo dirlo con tutt’altra convinzione di quanto non si scrisse nel ’70 – era troppo avanti rispetto ai suoi contemporanei per non soffrire la solitudine abissale di tutti i geni, ancor più frustrante e stressante in un ambiente fragile ed estremo come quello del rock primigenio. Un maudit se vogliamo, ma al di là delle apparenze picaresche del personaggio, un artista schiacciato dal peso della sua stessa, straordinaria creatività. La storia dell’arte è lastricata di storie così…
Aveva solo ventotto anni quando ci lasciò, e nel corso della sua fulminea carriera solista durata poco più di un lustro, autorizzò la pubblicazione di soli quattro album: perché, tra le altre cose, Jimi era un perfezionista al limite del maniacale. Come sempre avviene dopo la scomparsa di una rockstar planetaria, da allora si sono susseguite infinite uscite discografiche, più o meno pretestuose. Ma solo una, pubblicata nella primavera di quest’anno, ha i crismi dell’ufficialità. Pubblicato qualche mese fa Valleys of Neptune (Sony), venne inciso quando Hendrix era all’apice della creatività, a ridosso di quel monumento del rock che resta tutt’ora Electric Ladyland: una manciata di session che nelle sue intenzioni dovevano rappresentare la colonna portante del suo imminente tour mondiale, ma che non videro mai la luce.
Riascoltate oggi le registrazioni confermano l’unicità del suo stile e la limpidezza di un talento che andava ben oltre il virtuosismo per acquisire uno spessore compositivo e interpretativo proprio della grande Musica: quella che sa trascendere il proprio Tempo.