Jack Johnson: sulla cresta dell’onda
Registrato in tre settimane fra le Hawaii e Los Angeles, il suo recente quinto album, To the Sea, è un disco gradevole, per quanto un po’ troppo simile ai precedenti.
È dai primi anni Sessanta che il pop flirta col surf. Basti citare i mitici Beach Boys e quella miriade di band similari che contribuirono a “traghettare” il rock’n’roll primigenio verso quel rock eco-pacifista che avrebbe segnato gran parte di quella decade. Col tempo il surf-rock si è evoluto, fino a trasformarsi da mero intrattenimento festaiolo a una vera e propria filosofia di vita.
L’hawaiano Jack Johnson, classe 1975, è certamente più un cantautore che un rocker, e del surf ha preservato più che l’esuberanza scanzonata, quei valori di fratellanza interrazziale e di rispetto per l’ambiente che sono da sempre fondamenti della sottocultura surf.
Figlio di un campione locale e lui stesso professionista fin dagli anni del liceo, Jack è poi migrato in California e dall’inizio di questo decennio ha avviato una carriera discografica che lo ha presto imposto tra i talenti più in vista del pop-rock acustico. Ormai noto in tutto il mondo (due dischi d’oro e una nomination ai Grammy in bacheca), Jack ha anche creato insieme alla moglie una fondazione che si occupa della sensibilizzazione all’ambiente dei ragazzi hawaiani. Insomma, il nostro è uno che sa come godersi il successo, ma anche come sfruttarlo per buoni fini.
Registrato in tre settimane fra le Hawaii e Los Angeles, il suo recente quinto album, To the Sea, è un disco gradevole, per quanto un po’ troppo simile ai precedenti: atmosfere rilassate, sorrette soprattutto da chitarre acustiche, per tredici brani perfetti per essere suonati là dove probabilmente sono nati: davanti ad un falò su una spiaggia, col vento del Pacifico che riverbera fra le note. Johnson si conferma cantautore di buon talento e personalità, ma lontano dalle ansie tipiche delle popstar. Un disco semplice, quasi naïf, senz’altre pretese che consentirgli di proseguire la carriera evitando di stressarsi più di tanto. Perché il buon Jack è fatto così, e così vuol continuare ad essere.