J-Ax e il punk

Il nuovo album "Uncool & Proud" fa parlare di sé come una produzione oltre la logica del business, è uno sfogo "contro tutto e tutti", ma il rapper milanese non dimentica di prendere di mira anche se stesso

«Ho realizzato un disco punk rock. Il genere meno mainstream, meno cool e meno streammato del momento. Scritto, suonato e registrato durante questi mesi folli. È sporco, giovialmente arrabbiato, scorretto. Ha un senso commerciale questa operazione? No. Quanti mi hanno dato del pazzo per averci pensato? Ho perso il conto. Ma i sogni che seguono la logica sono operazioni di marketing camuffati da sogni. Questo è un regalo che ho voluto fare a me stesso e ai folli a cui piace la mia stessa merda. Se riuscirai ad ascoltarlo significa che fai parte di quel club».

Queste le parole di J-Ax pronunciate in un video Instagram qualche giorno fa. Ebbene sì, il rapper milanese si è voluto togliere uno sfizio, un capriccio che prende forma dal background musicale dell’artista.

J-Axonville, questo il nome del progetto che ha preso vita questi mesi e che vanta già una prima uscita discografica. Il disco infatti è stato rilasciato sul web segretamente, raggiungibile solo tramite un link che, parola di J-Ax, arriverà solo a pochi fortunati, una selezione di eletti, amici, addetti ai lavori che però, a loro volta, potranno condividerlo con chi vorranno.

L’album in questione si chiama Uncool & Proud e lo abbiamo ascoltato per voi.

Chiariamo subito un concetto: il punk rock è un’altra cosa. Si intuisce la fragilità del termine già dalle prime note quando realizziamo che la voce sovrasta lo strumentale, non si amalgama col resto della band. E questo è molto pop.

Il disco contiene 10 tracce e si apre con Retirement Plan (i titoli di tutti i brani sono in inglese con un sottotitolo italiano), una riflessione sulla crisi di mezz’età, un argomento che tornerà più volte all’interno dell’album.

Killing Cool People è una critica all’ipocrisia della forma e dell’apparenza con tanto di riferimenti poco impliciti al mondo del business musicale.

Death to Contractors può ricordare i Punkreas; brano socialmente impegnato ma spennellato di ironia.

Come dicevamo, il tempo che avanza è il tema che muove quasi tutto il disco. Non si capisce quanto J-Ax si senta a suo agio con la sua età anagrafica, in netto contrasto con la sua anima anarco-adolescenziale. In I Never Liked Me, dopo aver elencato le proprie scorribande giovanili, canta: “Quando passo dallo specchio / cerco di non guardare / così non mi ribello / ma divento banale”. E ancora “Quanto c***o sono vecchio / borghese, normale”.

In Boomer Genocide, il nemico è “il cinquantenne su Facebook”, stereotipo del boomer che sentenzia su ogni argomento senza avere le basi per discuterne. E anche qui c’è un richiamo al tempo e ad una certa categoria identificata con l’età. Sembra quasi che J-Ax non si renda conto di essere parte di quella categoria e che i personaggi che sta contestando siano suoi coetanei.

“La nostalgia è una malattia venerea diffusissima” è il verso con cui si apre Waterpark Fucking, forse il brano più attuale, pieno di citazioni e richiami alle vicende sociopolitiche italiane degli ultimi mesi. Il disco si chiude senza sorprese con un divertente parallelismo tra le tipe che ascoltano il reggaeton e quelle a cui piacciono i Ramones.

Si possono dire tante cose di J-Ax, ha avuto un’ottima carriera ed è sempre riuscito a risultare credibile pur avendo visto mutare il proprio pubblico più volte negli anni. Sicuramente bisogna riconoscergli una buona dose di intraprendenza. L’operazione ha incuriosito e farà parlare di sé, sicuramente più del disco stesso che, in buona sostanza, rimane solo l’ombra di quel passato rock con cui avevamo apprezzato gli Articolo 31 di Domani Smetto (2002) e Italiano Medio (2003).

Il punk rock è altro, il vero talento di J-Ax anche.

 

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