Izzedin Elzir, un musulmano che dialoga
Il neo-presidente dell'Ucoii, la maggiore organizzazione di musulmani in Italia, ci concede un'intervista esclusiva.
Molti in Italia sentono parlare di Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche d’Italia, ma forse non si sono mai chiesti cosa rappresenti.
«L’Ucoii ha il compito di unire moschee, associazioni, gruppi e centri culturali islamici attivi nel nostro Paese per un coordinamento della realtà islamica a livello nazionale. Lo scopo principale è quello di arrivare ad un’intesa reale e fattiva con lo Stato italiano che, secondo quanto dice la Costituzione e secondo quanto prevede il Concordato, dovrebbe assicurare gli stessi diritti a tutti i cittadini del nostro Paese. Sono previsti, infatti, accordi anche con comunità che professano altre espressioni religiose, che non siano quella cristiana, di larghissima maggioranza in Italia. Noi ci sentiamo parte integrante della società italiana e siamo cittadini italiani, ma abbiamo una fede diversa da quella di moltissimi nostri connazionali. Desideriamo essere cittadini di questo Paese, a tutti gli effetti, come italiani di fede musulmana».
Ci può dire di più di quello che lei spesso definisce “modello fiorentino”?
«Si tratta di un’esperienza iniziata ormai da vari anni e molto ben avviata. Abbiamo un colloquio aperto e regolare con la Chiesa cattolica e con la comunità ebraica. Da tempo, ormai, svolgiamo incontri di carattere culturale e religioso per una conoscenza reciproca. Alterniamo il luogo di svolgimento, passando dalla moschea alla sinagoga e ad una chiesa. Ma in Toscana e nel capoluogo l’impegno al dialogo è molto visibile anche a livello istituzionale e civile. Come comunità, per esempio, partecipiamo attivamente alle giornate per la donazione del sangue o a iniziative come “Puliamo il mondo”. Ci teniamo a dare visibilità e consistenza al fatto che siamo cittadini italiani a tutti gli effetti».
Si può parlare di priorità nella sua presidenza?
«Senza dubbio, penso, dobbiamo lavorare per una ristrutturazione dell’Ucoii e dei membri ed associazioni che vi aderiscono. Si tratta di acquisire maggiore efficacia e, soprattutto, maggiore trasparenza, sia all’interno che all’esterno. Per far questo dobbiamo essere sempre più impegnati sia nel civile che nel sociale e anche a livello politico. E, ci tengo a sottolinearlo ancora, dobbiamo farlo come cittadini italiani di fede islamica».