Ivano Fossati: come va il mondo
Già dalle primissime rime di questo Decadancing si capisce che il nostro ha centrato ancora una volta il bersaglio.
![](https://www.cittanuova.it/wp-content/uploads/2016/12/1319557591-720x0-c-default.jpg)
Già dalle primissime rime di questo Decadancing si capisce che il nostro ha centrato ancora una volta il bersaglio: «In piena decadenza le parole non hanno chance/ è proprio una faccenda inquietante il pensiero che degenera/ facciamo un affare con Dio, che ci lasci una seconda possibilità, se può/ in questa decadenza in mezzo a tanta oscurità le speranze non hanno chance». E anche l’incipit del secondo brano non è da meno: «Quello che manca al mondo è un poco di silenzio/ quello che manca in questo mondo è il perdono che non vedo e non sento»; e poco più avanti parla di «gente che parla d’amore in una lingua morta», dove «in quest’estate che sembra piuttosto dicembre non tutto va bene; oppure sì, se vi pare».
La voce è sempre inconfondibilmente sua; e così i ritmi, le atmosfere, gli arrangiamenti, le parole. L’Ivano vendemmia 2011 non ha perso la capacità di fondere poesia e denuncia sociale, con messaggi ancora più espliciti di quanto abbia fatto in passato. Dieci pezzi facili e brevi (i più non arrivano ai quattro minuti); ballate rock simili a molte altre del suo repertorio, eppure attraversate dai fremiti di questo presente che il cantautore genovese, come tutti i sani di questo Paese, vorrebbe ben diverso. Forse anche per questo ha deciso di dire basta dopo il prossimo tour e queste canzoni (una vera delizia per le orecchie e le anime fossatiane) amplificano il rammarico, perché il nostro è uno dei pochi che può permettersi il lusso di fare il verso a sé stesso, aggiungendovi però sempre qualcosa di nuovo.
Canzoni di pioggia battente e di rare schiarite, di terra e di vento. Canzoni d’amore, d’addii e di arrivederci. Canzoni preziose di ricordi e d’avvenire, di speranze faticosamente sopravvissute ai terrori e alle nevrosi dell’oggi. Canzoni buone per cullare e per scuotere, sempre figlie del rigore e dell’onestà intellettuale di un artista che sa dove sta andando: nel senso che sa quali nuove rotte cercare, e più ancora, quali secche evitare.