Italiani, brava gente
RITRATTO D’AUTORE
Ho letto il libro di Primo Levi Se non ora, quando e ho trovato una fotografia degli italiani che ritengo, sino ad oggi, insuperabile. Agli italiani non piacciono le leggi, anzi gli piace disobbedirle. Gli piace imbrogliare; essere imbrogliati gli dispiace, ma non tanto: quando qualcuno li inganna, pensano: vedi che bravo, è stato più furbo di me (…). Io credo che loro aiutino chi ne ha bisogno perché sono brava gente, che ha sofferto molto e che sa che chi ha bisogno deve essere aiutato. Complimenti per l’articolo del prof. Casoli che leggo sempre con grande piacere.
Paolo Mitri – Campobasso
RESISTENZA SILENZIOSA
Sono un’insegnante precaria, e, come tale, in pellegrinaggio attraverso le scuole della mia provincia. Ho incontrato anime belle, fin da giovanissime, e anime smaliziate e perse in terza media. Dove conta solo la piega del capello, il trucco e le scarpe firmate, ma anche dove un ragazzo, intuendo che mi avrebbe fatto piacere, mi ha regalato un ramo di olivo benedetto dopo la domenica delle Palme. Un gesto silenzioso e grande, in quell’apparente deserto di superficialità, che non dimenticherò mai. Dietro i ragazzi ci sono le loro famiglie, le quali, evidentemente, ancora comunicano un sostrato di valori laici o cristiani, o comunque ci provano, ma vengono sopraffatte dalla moda del più volgare e sguaiato consumismo, che impera tra i ragazzi, ma che non ce la fa ad averla vinta del tutto. Sono anche una volontaria: come formatrice delle ragazze e dei rari – ma non più tanto – ragazzi del Servizio civile nazionale vedo sorgere coscienze critiche, energie e intelligenze protese ad un miglioramento possibile e concreto della società che viviamo. Ragazzi preparati e coraggiosi, determinati a farsi sentire senza ricorrere ad atti scomposti, un selezionato gruppo di gioventù che si affaccia alla realtà in modo costruttivo e creativo. Vedo una resistenza silenziosa e tenace alla campagna disfattista e nichilista dei media, delle chiacchiere da bar o da parrucchiere. Italiani, brava gente… sì, ancora, nonostante tutto.
C. P. – Latina
UN TESSUTO SOLIDALE
I personaggi del paese-periferia ritratti da Casoli sono la versione televisiva del buon selvaggio di Rousseau: individui che si muovono al di qua del bene e del male, inconsapevolmente portatori di basiche virtù positive, ma mossi più dall’istinto che dalla riflessione, più dall’abitudine che dalla volontà. Persone che sia quando nuocciono, sia quando sono di aiuto a qualcuno, è solo per un caso. Soprattutto, sono soggetti bastanti a sé stessi, privi di coscienza politica, sociale, così come di quella religiosa. L’autore guarda bonariamente a quel popolo che forse tradisce la moglie e si sbronza al bar, ma non rinuncia al presepio; peccato che la stessa benevolenza, o forse pietà, non si vedesse nelle sue parole quando tratteggiava il ritratto della fedifraga moglie del pizzaiolo in un articolo di qualche numero fa. Lì la donna era caratterizzata da quella furbizia luciferina che emerge anche nelle donne più sprovvedute quando scelgono la via sbagliata (gli uomini, si sa, sono per grazia divina liberi da questi pericoli, al massimo sono vittime di qualche bicchiere di troppo). Ma torniamo a noi. Faccio davvero molta fatica a vedere, come invece fa l’autore, in questo popolo la mia speranza civile. La mia speranza civile? In chi umilmente si mette in discussione e altrettanto umilmente sostiene le proprie idee, in quei giovani che, forse maldestramente, si trovano a manifestare per delle leggi ingiuste o contro una nuova guerra, in chi si guarda attorno cercando di essere utile, e anche nella mia vicina di casa, anziana e malata, che non manca mai di fare una carezza al mio bambino, perché signò, ne avemo passate tante. Se nun ce se vo’ bene e nun ce s’aiuta il monno va a rotoli.
Anna Mauceri