Italia, un Paese fragile da salvaguardare
«In Italia avviene, in media, uno smottamento ogni 45 minuti e periscono, per frana, sette persone al mese. Già questo – afferma Mario Tozzi, divulgatore scientifico e ricercatore presso l’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria – è un dato poco compatibile con un Paese moderno, ma praticamente in tutta Italia frane e alluvioni sono la nostra emergenza quotidiana. I nostri bacini idrogeologici sono talmente sconciati che, se domani si ripetessero le piogge del famigerato novembre 1966, i danni sarebbero cento volte più gravi. Questo nonostante oggi la protezione civile sia molto più efficiente di solo venti anni fa. Le frane sono un fenomeno naturale, ma non lo sono – ha sottolineato Tozzi – le migliaia di morti né le azioni dell’uomo che le innescano al di là delle condizioni naturali».
Della fragilità strutturale del nostro Paese se ne sta parlando a Trento in occasione del X Forum dell’informazione per la salvaguardia del Creato, che ha avviato i lavori nel pomeriggio di giovedì 27 giugno ed è organizzato dall’associazione Greenaccord onlus con il supporto della Provincia autonoma di Trento e dell’Arcidiocesi trentina. Una “tre giorni” di incontri e relazioni – divisi in cinque sessioni di lavoro, alle quali prendono parte un centinaio di giornalisti di testate nazionali, regionali e locali – pensata per riflettere sull’importanza delle vecchie e nuove vie di comunicazione per il progresso civile e sociale dell’umanità, nonché indagare il rapporto che esse hanno con la costruzione del messaggio religioso e con le tematiche ambientali.
Tema di quest’anno “Il Creato e le vie di comunicazione vecchie e nuove: cammini, incroci e reti a partire dalle Dolomiti”, un’opportunità per ricordare il cruciale ruolo che il territorio montano ha sempre avuto nella conservazione del delicato equilibrio degli ecosistemi terrestri.
«La sfida più interessante sarà quella di scoprire come le vie di comunicazione si intersecano con la cura della Casa comune» ha osservato Alfonso Cauteruccio, presidente di Greenaccord onlus, nel suo saluto inaugurale, alla presenza dell’arcivescovo di Trento, mons. Luigi Bressan. «Molte antiche vie di cammino sono ormai cancellate, tanti corsi navigabili ormai non lo sono più, tante linee ferroviarie storiche sono state dismesse e di certo questo non aiuta a garantire la necessaria tutela del territorio, essenziale per evitare che ogni pioggia porti con sé disastri naturali e danni economici e in termini di vite umane».
Concentrata invece sulla prospettiva antropologico-storica della concezione del sacro nelle differenti civiltà susseguitesi nella storia la relazione di Franco Cardini, ordinario di storia medievale all’Istituto italiano di Scienze umane. «In tale prospettiva – ha osservato Cardini – è centrale la rivoluzione proposta dal messaggio trascendente e non più immanente, storico e non più mitico del Dio di Abramo, che irrompe nella storia e stabilisce un patto con l’uomo». Una rivoluzione che modifica il modo d’intendere, quel che il latino indicava con il termine ‘religio’: «Essa obbliga a ridefinire anche il tessuto spazio-temporale dell’incontro tra l’umano e il Divino. Santuari, luoghi santi, strade e méte di pellegrinaggi sono così ridefiniti sulla base dei luoghi e dei momenti nei quali il Divino ha fatto irruzione nella storia e che di tali momenti sono testimonianza».
Per sottolineare l’importanza di un apporto positivo dell’uomo per un’adeguata tutela degli ecosistemi e le vie di comunicazione montane nella crescita spirituale dell’umanità, la sessione inaugurale del Forum è stata ospitata a Borgo Valsugana, sede annuale di ‘Arte Sella’, manifestazione internazionale di arte contemporanea fra i prati e i boschi della Val di Sella: un’esposizione qualificata di opere d’arte, ma anche un processo creativo nel quale l’artista deve esprimere il proprio rapporto con il Creato.
(Nella foto, una frana ad Ischia)