Italia sul tetto del mondo
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L’Italbasket dei ragazzi affetti da sindrome di down non si ferma più, dando alla Fisdir (la Federazione sport paralimpici degli intellettivo relazionali) un alloro prestigioso. Una grande impresa che, è doveroso specificarlo, bissa quella dell’Europeo dello scorso anno. I rivali sono quelli di sempre: il Portogallo padrone di casa che, ai Mondiali di Madeira, ha provato a vendicare sportivamente il ko subito nel 2017. Nulla da fare, dato che gli atleti azzurri guidati dagli allenatori Mauro Dessi e Giuliano Bufacchi si sono imposti nettamente, infliggendo ai lusitani un passivo di 9 punti.
Grande festa per Alessandro Ciceri, Gianluca Lafornara, Francesco Leocata, Fulvio Silesu, Antonello Spiga ed Emanuele Venuti. Tanti i complimenti arrivati agli azzurri per questo risultato eccezionale: il primo a congratularsi è stato Luca Pancalli. Il presidente del Comitato Paralimpico, sul suo profilo Twitter, ha scritto: «Dopo l’Europeo questa squadra porta a casa anche il titolo mondiale. Complimenti agli atleti, allo staff e alla Fisdir. Vogliamo farglielo un applauso?» Anche la Lega Basket Serie A non ha mancato di far arrivare le proprie felicitazioni, ricordando come i futuri campioni del Mondo fossero stati ospiti d’eccezione delle Final Eight 2018 di Coppa Italia.
Un risultato speciale, raggiunto da cestisti super. Storie di ragazzi che hanno abbattuto muri e pregiudizi, fino a issarsi sul tetto prima d’Europa, poi del Mondo. Gianluca Lafornara, ad esempio, ha solo 16 anni. «Il primo giorno – ha detto coach Bufacchi in un’intervista rilasciata lo scorso anno a Vanity Fair – non spiccicava una parola, non essendo mai uscito dalla Puglia. Dopo tre giorni invece parlava con tutti, faceva dei veri e propri comizi. Una sera – ricorda il coach – ho trovato i 6 ragazzi a discutere con la squadra di Macao, non so neanche in che lingua». Una riprova della straordinarietà di questi uomini: Emanuele Venuti, ad esempio, si allena durante l’anno con i normodotati.
Bufacchi ha allenato per molte stagioni squadre giovanili, per poi entrare in pianta stabile nel mondo della Fisdir: da ormai un paio d’anni segue la nazionale di ragazzi affetti da sindrome di down. «Sono tutti ugualmente bravi – spiega l’allenatore su Vanity Fair – con loro ci vuole molta pazienza: poche parole, ma chiare. Bisogna adottare un linguaggio lento e preciso, facendo loro ripetere molte volte i gesti da compiere. Quando lo capiscono, poi, eseguono i movimenti con metodicità. Anche in partita – conclude il tecnico – ripetono esattamente i gesti eseguiti in allenamento».
Degli atleti a tutto tondo, totalmente autosufficienti. In Portogallo, infatti, sono stati accompagnati dai dirigenti della Federazione, senza genitori al seguito. L’amore per il basket, poi, è arrivato per vie traverse: «Alcuni di loro – ricorda Bufacchi – si sono fatti ispirare dai fratelli maggiori, altri invece hanno scoperto la pallacanestro nelle cooperative in cui stanno tutto il giorno. Alcuni di loro, poi, sono informatissimi: conoscono tutto della Nba, ricordandosi particolari che io ho dimenticato». Particolari normali di uomini ed atleti straordinari.