Italia: sana e robusta Costituzione?

Un milione di Italiani manifestano nelle piazze di tutta Italia in difesa del “libro vero”
Manifestazione Roma Costituzione

È un mare di bandiere tricolore quello che ti avvolge e sommerge appena entrato in Piazza del Popolo. Rosso, bianco, verde. Ovunque. Alla destra del palco il tricolore è lungo 60 metri. Ai piedi del palco sono centinaia le mani che lo fanno sventolare, o quelle che se lo sono strette attorno al collo.

 

E quando «per tutti i ragazzi e le ragazze che difendono un libro, un libro vero, così belli a gridare nelle piazze perché stanno uccidendo il pensiero» risuona nella piazza, tante bandiere sventolano all’unisono, tutte orgogliose di essere lì, tutte vogliose di gridare il loro non rassegnarsi, il loro quotidiano lottare per un’Italia migliore.

 

«E’ viva la costituzione», un’affermazione, una domanda, una speranza, chi lo sa? Questa frase fa da apri pista per chi ha deciso che sabato 12 marzo 2011 era giusto scendere in piazza e andare a testimoniare il proprio pensiero. « Siamo un milione, nelle piazze di tutta Italia », gridano gli organizzatori dal palco. «E’ viva la costituzione» è la scritta che campeggia a piazza del Popolo, sul palco dove si alternano più o meno noti personaggi, più o meno abili oratori, più o meno potenti urlatori.

 

Sotto il palco, in mezzo alla piazza, tanti hanno risposto all’appello: le famiglie, con i padri che tengono sulle spalle i propri figli, i ragazzi, studenti e studentesse a far vedere come anche loro sappiano manifestare pacificamente, uomini e donne, chi più chi meno avanti negli anni. La proposta degli organizzatori era quella che ciascuno portasse con sé un tricolore e il libro della Costituzione: tanti, questa richiesta, l’hanno esaudita e li mostrano con orgoglio.

 

È un popolo che lotta, quello sceso in strada. Alcune bandiere rosse che campeggiano qua e là nella piazza e gli stand de Il Manifesto e l’Unità danno una connotazione piuttosto chiara del tipo di platea, ma gli organizzatori sono convinti nell’affermare come questa manifestazione debba essere a-partitica. Chiunque ritenga importante mostrare il proprio scontento per l’attuale situazione del nostro paese, ha il diritto ed il dovere di unirsi alla manifestazione, il colore della sua appartenenza non importa.

 

Anche i magistrati hanno deciso di partecipare al corteo; a far da portavoce arriva Antonino Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo: «La vostra partecipazione, così massiccia, testimonia che avete capito come la riforma della giustizia sia in realtà una controriforma. Non è solo una ritorsione contro la magistratura, la posta il gioco è molto più alta e riguarda tutti. Se dovesse passare, avremmo uno Stato di diritto sfigurato nei suoi principi fondamentali» dice tra lo scrosciare degli applausi.

 

La riforma della giustizia, dunque, alla ribalta, ma insieme alla scuola, col confronto tra pubblica e privata. Tanti sono i contributi a questo riguardo. Più volte riecheggia il secondo comma dell’articolo tre della Costituzione: « E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese ».

 

Come ospite di riguardo Roberto Vecchioni, cantante e professore, con il singolo che ha sbancato Sanremo, Chiamami ancora amore, che di questa folla, scesa in piazza a Roma come in tante altre città italiane, diventa un po’ il simbolo. Una folla colorata che, sentendo «questa maledetta notte dovrà pur finire, perché la riempiremo noi da qui di musica e di parole»,ancora sa emozionarsi e applaudire.

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