Italia. Emergenza carceri

Le proposte dalle associazioni

Le carceri sovraffollate ospitano oggi 24 mila detenuti in più rispetto ai posti letto regolamentari. A fronte dello stanziamento governativo di 500 milioni di euro per l’edilizia carceraria, le associazioni Antigone, Arci e Vic Caritas propongono di adottare in tempi brevi alcune misure di politica penitenziaria rispettosa dei diritti umani. Il mondo associativo ritiene opportuno intervenire su ciò che produce carcerazione, tanto più considerando come gli importi stanziati sarebbero insufficienti a coprire l’attuale trend di crescita dei detenuti. Le leggi su cui intervenire sarebbero quelle sulle droghe, sull’immigrazione e sulla recidiva.  Osservando ad esempio come ci siano attualmente più tossicodipendenti in carcere che nelle comunità terapeutiche, le realtà operanti nel campo del volontariato carcerario propongono di favorire l’accesso alle misure alternative per i tossicodipendenti, facendo notare come il tasso medio di recidiva è del 68 pr cento fra la popolazione detenuta e del 30 per cento fra coloro che hanno scontato una pena alternativa.

A ben 13 mila ammonta il numero di extracomunitari entrati in carcere nel 2009 per non aver ottemperato all’obbligo di espulsione del questore. Un reato che potrebbe prevedere una sanzione non carceraria.

Per prevenire atti di violazione dei diritti umani all’interno degli istituti di pena, dove persistono drammatiche condizioni di vita, viene auspicata l’approvazione di una legge sul “difensore civico delle persone private della libertà” con un ruolo di mediazione tra il personale e la popolazione reclusa.

L’Italia è inoltre inadempiente alla Convenzione Onu del 1984 contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, per non aver introdotto tale crimine nel proprio codice penale. Adempimento sollecitato da Antigone, Arci e Vic Caritas come espressione dell’autorevolezza di uno Stato democratico.

All’esigenza di alleviare il disagio del personale di custodia, inoltre, si affianca l’esigenza di introdurre all’interno del sistema carcerario mille educatori e altrettanti assistenti sociali per agevolare l’accesso alle misure alternative alla detenzione e potenziare, con maggior sicurezza e controllo, gli interventi di socializzazione esterna.  

Le associazioni, infine, segnalano l’opportunità di dedicare una minima parte dei soldi destinati alla costruzione di nuove carceri a favore di case alloggio dedicate alle detenute madri con i loro bambini sotto i tre anni, costretti a trascorrere l’infanzia in galera.

 

(CC_Città_Nuova_Italia_2010/01/14)

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