Istituzioni e contrasto alla povertà, dialogo in ambasciata

Il contrasto alla povertà non è un costo ma un investimento. Uno sguardo alle ferite e alle attese della società italiana nell’incontro promosso dall’Ambasciata della Repubblica italiana presso la Santa Sede per riconoscere il ruolo della Caritas e del suo direttore mons. Francesco Soddu. Intervento del direttore dell’Inps Pasquale Tridico
povertà e Caritas Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

Povertà. A due passi dal Tevere l’elegante rinascimentale palazzo Borromeo è oggi la sede dell’Ambasciata della Repubblica italiana presso la Santa Sede. È un luogo istituzionale, emblematico della storia originale del nostro Paese, che riesce tuttavia dare spazio alla realtà viva della società civile intessuta da una presenza radicata della Chiesa. Visitando il sito ufficiale della sede diplomatica  emerge una costante attenzione al dibattito culturale e all’attualità secondo una prospettiva che tiene conto della complessità del passaggio d’epoca attuale.

Ambasciatore Pietro Sebastiani e don Francesco Soddu, direttore Caritas

Si avverte lo spessore di tale sguardo nell’analisi, tra globalizzazione e diseguaglianze, conflitti e riconciliazione, che l’ambasciatore Pietro Sebastiani ha compiuto per introdurre il dialogo tra il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, e il direttore della Caritas italiana, mons. Francesco Soddu, al quale è stata conferita l’”Onorificenza di Commendatore dell’Ordine della Stella d’Italia”.  Una cerimonia essenziale e sobria preceduta da una sorta di bilancio sul tema “Istituzioni e contrasto alla povertà” che resta una questione conflittuale come stanno a testimoniare le polemiche ricorrenti sul reddito di cittadinanza che ha visto Tridico, economista docente universitario di Roma Tre, in prima fila nel gestire una forma di intervento che ha cercato di rispondere al fenomeno della crescita della povertà in Italia in un momento storico segnato dall’irrompere della pandemia.

Il “contrasto alla povertà” vede in conflitto tra loro, anche duramente, diverse scuole di pensiero che poi sono chiamate a proporre soluzioni che possono tuttavia produrre dei risultati nei tempi brevi chiesti dal consenso elettorale. In tale contesto la Caritas è completamente altro dalla immagine riduttiva di tipo assistenzialistico che certe volte se ne vuole dare. Parliamo di un soggetto scomodo che agisce controcorrente e possiede una conoscenza approfondita del mondo reale in grado di proporre analisi e proposte ai cosiddetti “decisori politici”.  «È necessario che vi sia un confronto basato su analisi scientificamente rigorose dei fenomeni e che produca proposte di cambiamento costruttive» come ha detto Soddu nel suo intervento che proprio l’essere «promotori di una conoscenza accurata, radicata, metodologicamente fondata e attenta a mettere in luce gli aspetti in ombra dei processi sociali, inclusi gli impatti delle misure pubbliche», permette di «estirpare la gramigna della durezza verbale e della contrapposizione violenta che ormai infesta i social e non fa progredire il dibattito sulle questioni urgenti» come la questione del Reddito di Cittadinanza.

Il ruolo attivo della società civile, delle realtà della società civile e quindi delle Caritas presenti capillarmente sui territori si rivela decisivo nel promuovere la partecipazione democratica quanto mai necessaria in questo momento, a partire dal monitoraggio delle risorse del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che non è affatto una questione burocratica da lasciare a decisioni calate dall’alto. Questione interessante che sarà da tener presente in questi mesi di scelte decisive da parte del governo Draghi.

Nel suo discorso il direttore della Caritas non ha poi mancato di toccare una questione perennemente presente in ambito cattolico nella dicotomia tra spiritualità e azione riproponendo il messaggio di papa Francesco per la giornata mondiale dei poveri del 14 novembre: «Il nostro impegno non consiste esclusivamente in azioni o in programmi di promozione e assistenza; quello che lo Spirito mette in moto non è un eccesso di attivismo, ma prima di tutto un’attenzione rivolta all’altro considerandolo come un’unica cosa con sé stesso».

Ed è proprio a partire da questa attenzione  alle persone nella loro unicità e dignità che, come ha detto il presidente dell’Inps Tridico che è nata l’intensa collaborazione tra l’enorme istituto previdenziale chiamato a gestire 43 milioni di utenze oltre ai 15 milioni di nuovi posizioni aperte nell’anno pandemico e che quindi rischia di non intercettare quella parte della popolazione esclusa dai diritti essenziali perché senza mezzi e voce per farsi ascoltare. In concreto la collaborazione con la Caritas si è rivelata importante nell’ideare e rendere accessibile anche a persone in forte indigenza e senza adeguati strumenti il servizio “Inps per tutti” per facilitare l’erogazione delle prestazioni come la pensione di invalidità a chi neanche ne è a conoscenza pur avendone diritto. Il divario digitale può essere generatore infatti di ulteriore diseguaglianza e ingiustizia mentre «i diritti non vanno solo riconosciuti astrattamente ma vanno resi concretamente esigibili».

«Gli organi di controllo dell’Istituto- ha affermato Tridico- a volte mi chiedono: ma quanto ci costa questo progetto? Con quali risultati? E allora io rispondo che in questi casi non possiamo valutare le nostre azioni secondo il criterio abituale dei costi benefici ma con il valore di poter dare ciò che è giusto anche ad un solo senzatetto che altrimenti resterebbe scartato». Una logica che quindi riesce ad essere presente in forza ad un rapporto fecondo tra istituzioni e realtà come la Caritas ma che non può darsi, tuttavia, assicurato per sempre senza una voce costante che pone la centralità della persona e dei poveri nella società. Il criterio guida che Tridico ha affermato di seguire è quello espresso da papa Francesco che definisce il Welfare non un costo ma un investimento per lo sviluppo, «riassumendo in tal modo i migliori studi scientifici sullo stato sociale».

Una conferma di quel legame, come ha ricordato l’ambasciatore Sebastiani, tra la nascita nel 1971 della Caritas italiana grazie alla sollecitazione di Paolo VI e la visione del mondo espressa da questo papa nell’enciclica Popolorum Progressio dentro quelle sfide che attraversano sempre più il nostro tempo.

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