Israele, Anp e la scomunica delle culture

L'Unesco ha espresso un controverso parere sulla "non appartenenza" della "spianata delle moschee" a Gerusalemme alla comunità ebraica. I pericoli di affermazioni perentorie che non tengono conto della storia
Gerusalemme @ Michele Zanzucchi 2011

Il  voto dell'Unesco che dà nomi arabi anche per luoghi della tradizione ebraica appare una ferita grave. Continua da parte palestinese quello che la destra ebraica fa andando alla spianata delle moschee. Ognuno occupa il luogo religioso dell'altro. L'Unesco con questo voto ignora il nome ebraico di "Monte del tempio" che gli ebrei danno alla "Spianata delle moschee". Ma non basta un voto a cambiare la storia, anche se qualche volta la immette in una via senza uscita di pericolo grave.

 

Accendere il conflitto religioso può avere gravi conseguenze. Innanzitutto i palestinesi con saggezza dovrebbero prendere la via della Costituzione e affermare il valore della libertà religiosa così come è stato scritto nel documento firmato da Anp e Santa sede, dove si dichiara in modo netto il diritto al dialogo delle tre grandi religioni a Gerusalemme, ognuna con la sua storia, senza scomunica e senza conflitti, imparando ad affermare ciò che ci unisce piuttosto che quello che ci divide. La preghiera tra Francesco, Peres e Abu Mazen ci indica la strada giusta. I fondamentalismi sono il vero nemico della pace.

 

Gli israeliani devono da parte loro riconoscere la sofferenza del popolo palestinese non come esercizio di retorica, ma come accoglienza del più piccolo dei palestinesi. Anche l'Unesco deve cambiare sguardo, come i palestinesi e come gli israeliani. Ognuno, per la sua parte, deve fare un passo verso l'altro, evitando quegli atti di "dominio sull'altro" che possono dare una vittoria nell'oggi ma che sono destinati a perire nel tempo lungo della storia.

 

Solo la pace evita le scomuniche le supera nel dialogo della verità che unisce i popoli, tutti i popoli.

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