Isole in fiore
L’inverno che è da poco terminato è stato fra i più freddi degli ultimi anni; la neve è caduta fino alla metà di marzo, coprendo le fioriture primaverili che nelle località più miti erano già iniziate. Dal bianco manto, nei giardini attorno al Lago Maggiore, sputavano vivacissimi i fiori rossi, rosa e bianchi delle camelie invernali, resistenti al freddo e coltivate all’aperto nella zona dei laghi prealpini. In queste latitudini sono molto utilizzate, a segnare i confini delle proprietà, le siepi fiorite, che danno una nota spettacolare, alternando camelie estive a camelie invernali, con una fioritura perenne. Si tratta per lo più della varietà Sasanqua, che viene dal Giappone, inizia a fiorire a settembre-ottobre e arriva a febbraio-marzo, dando continuità fra le fioriture invernali e quelle estive. Sono varietà che vanno dal fiore semplice a cinque petali al fiore doppio, con numerose forme intermedie. Proprio le camelie hanno aperto la stagione primaverile nel giardino dell’Isola Madre, una delle splendide isole del Lago Maggiore, proprietà dei principi Borromeo, con una mostra che dal 27 marzo al 18 aprile ha offerto in visione al pubblico una collezione di due secoli, la più longeva d’Italia: era infatti il 1828 quando i giardinieri dell’ICittà sola Madre, per volere dei principi Borromeo, iniziarono a introdurre le camelie, selezionando negli anni sempre nuovi ibridi. Ancora prima delle camelie, a metà febbraio, i giardini dell’isola hanno conosciuto la splendida fioritura dei ciliegi di Formosa, annunciatori della primavera, mentre assieme alle raffinate camelie sono sbocciati i mandorli, i peschi da fiore, i rododendri arborei, le magnolie di varie specie e le opulente azalee. Ora è il tempo dei glicini, che potranno essere visitati dal 17 aprile fino al 9 maggio: originari della Cina, dove venivano chiamati Zi Teng (vite blu), furono portati in Europa nel 1816 dal capitano inglese Welbank, ed arrivarono in Italia attorno al 1840. Il nome glicine, che significa in greco pianta dolce, fu dato da Linneo a un rampicante introdotto dall’America ai primi del Settecento; un secolo dopo i botanici si accorsero che l’essenza era della stessa famiglia di quella importata dalla Cina. La collezione di glicini dei Borromeo è la più importante in Italia: la fioritura copre la scalinata dell’Isola Madre dalla Cappella al lago, con mille profumati colori, venti diverse varietà e fiori lunghi fino a un metro: La brezza del pomeriggio – dice Gianfranco Giustina, capo giardiniere dell’isola ed esperto conoscitore botanico – spinge il profumo dei glicini nella parte alta della scalinata, dando al visitatore sensazioni piacevolissime. La discesa verso il lago diventa una sorta di tunnel incantato, al termine del quale luccicano le onde. Anche il glicine ha proprietà particolari: in Occidente è simbolo di riconoscenza e amicizia e in Estremo Oriente è un talismano contro le calamità. A giugno – spiega Gianfranco Giustina – sugli scogli delle isole fioriranno le ginestre e a luglio le gardenie daranno una nota di profumo, assieme ai gelsomini, la cui collezione è stata recentemente rinvigorita, e agli agrumi; una nota di colore sarà offerta dagli oleandri e dalle buganvillee, che si adattano bene al clima del lago e copriranno con il loro intenso colore le statue e gli obelischi. La fioritura delle ortensie è la più lunga, da giugno a ottobre, e i fiori serviranno ad adornare i palazzi delle due isole. Nelle vasche torneranno le piante più delicate, che in inverno abbisognano di particolare cura e protezione: le ninfee, fra le quali la specie blu, una vera rarità; e i fiori di loto, che quest’anno verranno valorizzati da una mostra mai fatta in Europa. Dal 3 luglio al 1° agosto la collezione dei fiori di loto, realizzata in numerosi viaggi in Cina da un appassionato vivaista piemontese, verrà affidata ai giardinieri dell’Isola Madre per un’ambientazione di grande effetto. I visitatori che giungeranno sulle isole del Lago Maggiore a settembre troveranno i profumi dell’olea fragrans e la magnifica esposizione di orchidee, che sarà aperta dal 25 settembre al 3 ottobre e chiuderà la stagione estiva, dando spazio ai colori e alle tonalità calde dell’autunno. La fama delle orchidee si diffuse dopo le scoperte geografiche, quando vivaisti e ibridatori cercarono di riprodurre in serra i climi necessari per la coltivazione di questo fiore delicato, diffuso in tutto il mondo con 750 generi e circa 20 mila specie di piante erbacee perenni. Originarie delle zone umide della fascia intertropicale, sono presenti in Italia con 85 specie spontanee, molte delle quali protette per rischio di estinzione. Nelle serre e in alcune zone del parco all’Isola Madre hanno trovato da anni terreno ideale numerose qualità di orchidee, alcune rarissime: due esemplari di Oncidium varicosum e un’orchidea tropicale americana vivono da una quindicina d’anni su un ulivo. Interessante e particolare è la collezione di insettivore, così come quella delle rampicanti messicane da cui si ricava la vaniglia. Numerose le attribuzioni date all’orchidea, come quella di virtù afrodisiache, o di simbolo dell’armonia o di perfezione spirituale. L’inverno il parco botanico chiuderà al pubblico ma, avverte Gianfranco Giustina, il suo fascino si manterrà intatto e meraviglioso anche sotto le brinate autunnali e le nevicate invernali, che preserveranno i giardini e le specie vegetali per circa cinque mesi, fino alla riapertura primaverile. La più nota fra le camelie è la Japonica, che ha fioritura primaverile e viene coltivata in tutta Italia. Altre specie particolari, fra le 267 conosciute di questo fiore, sono la camelia del tè, con fiori piccoli e fragranti e foglie che servono a produrre il tè; e la camelia oleifera, i cui semi sono utilizzati in Oriente per profumeria e alimenti e i cui fiori sono bianchi medio-piccoli. L’Italia è fra i massimi produttori di camelie, con circa un milione di piante, il 15 per cento delle quali è della varietà Sasanqua. Il primo fiore di questa specie invernale è stato piantato nel 1760 nel giardino inglese della Reggia di Caserta, dove fiorisce ancora: era un dono che Lord Nelson fece a Lady Hamilton, moglie dell’ambasciatore inglese alla corte dei Borboni di Napoli. Le origini della camelia sono antichissime e le prime coltivazioni iniziano in Cina e Giappone: alcune camelie in fiore sono rappresentate in una pergamena dell’anno 1000 in Cina. In questi paesi, dove la camelia ha preso origine, si attribuisce al fiore un forte valore spirituale: tutti i templi hanno una pianta di camelia al loro interno.