Ischia, coraggio e solidarietà per ripartire
Sono quasi le 21 di lunedì 21 agosto. Stiamo cenando a casa dei miei suoceri, ad Ischia. Beatrice e Gabriele dormono… non sembra vero! Alla loro tenera età (5 e 3 anni) la stanchezza dopo una giornata trascorsa in un parco termale isolano si fa sentire. Si sono divertiti nelle tre piscine accessibili ai bimbi. Quella con le bolle, poi (l’idromassaggio), era la preferita di Gabri.
Siamo andati per accompagnare alcuni nostri amici romani in vacanza sull’isola. Fare da ciceroni per mostrare le bellezze dell’isola rientra in quella cultura dell’accoglienza che ogni ischitano ha nel suo Dna.
E così, rientrati alle 19.45 a casa dei suoceri eravamo stanchi, ma felici e rilassati… e con i bimbi già in posizione nanna. A cena con Maria raccontavamo ai suoi genitori la stupenda giornata trascorsa al parco termale… Poi l’orologio arriva alle 20.57. È durato poco, uno o due secondi, per capire cosa stava succedendo. Prima va via la luce… buio pesto ovunque, non solo a casa. Suonano gli allarmi delle auto, i cani abbaiano. Le sedie e il tavolo si muovono. Maria è stata la prima a capire: il terremoto.
Esco di corsa fuori casa dei suoceri per raggiungere la casetta lì vicino, a dieci metri, dove dormivano i bimbi. Ma era tutto buio. Non si vedeva nulla. Nemmeno le stelle.
Sono passati dieci secondi dalla scossa e sembra di vivere in un sogno… o forse un incubo, e speri di svegliarti presto e dire che era solo pura immaginazione. Ma non è cosi! Riesco a raggiungere casa e i bimbi dormono, quasi a russare…
Giuseppe, mio suocero ci tranquillizza: queste case le ha costruite lui quando ancora dovevo nascere e sa che sono sicure e ben solide. Ci facciamo quindi luce con i flash dei cellulari. Mia suocera, Lena, accende qualche candela in casa per poter vedere qualcosa.
Per un attimo ho avuto un senso di smarrimento. Avere buio nero intorno e vivere un terremoto non è una bella esperienza. Ok, manteniamo la calma, iniziamo a telefonare mamma, papà e il resto della famiglia. Stanno tutti bene. Si procede con messaggi WhatsApp nelle varie chat degli amici ischitani, della diocesi, della comunità locale. Sono il primo a scrivere: state tutti bene?
Passano poco meno di dieci minuti dalla scossa e ritorna la luce, finalmente. Iniziano ad arrivare messaggi dai social e da WhatsApp sulla situazione. Subito si capisce che è successo qualcosa, forse grave, nella zona alta di Casamicciola Terme e Lacco Ameno.
Nella chat della pastorale giovanile diocesana, Angela Cutaneo ci scrive che i suoi genitori sono lì al Maio, frazione collinare di Casamicciola, e che ci sono stati crolli. Speriamo bene. Invece purtroppo la mamma di Angela, Lina, è deceduta. Stava entrando in chiesa per un incontro di preghiera, ma la scossa ha fatto venire giù una parte della chiesetta del Purgatorio.
Il papà di Angela, Antonio, è stata la prima persona che ho incontrato appena giunto nella zona rossa, verso le 22. Un uomo eccezionale. Una persona umile e buona, come Lina, sempre in procinto di aiutare il prossimo. Erano una famiglia unita, sempre disponibile, molto attiva nella pastorale diocesana. Tutti conoscono Antonio e Lina. Sei figli di cui due adottati (uno dei due autistico), formazione neocatecumenale. Il loro amore verso il prossimo è sempre stato un punto cardine per vivere il Vangelo, ogni giorno. E Lina lo ha testimoniato fino alla fine, con la Bibbia in mano…
“Se il chicco di grano non muore…”. Lina starà sicuramente in Paradiso, ai piani alti, quelli belli belli belli, perché ha seminato tanto su questa terra, è sempre stata espressione d’Amore verso tutti.
Continuo la perlustrazione al Maio e la situazione è drammatica. Case crollate, lesionate seriamente, spostate di mezzo metro. I soccorsi ci sono. Onore e orgoglio della nostra Italia. Noi giornalisti cerchiamo, nel limite del possibile, di aiutare.
Trovo una casa crollata e una signora che mi chiede aiuto. Urlo forte per capire se c’è qualcuno sotto le macerie… nessuno risponde. Poi un vicino di casa ci rassicura: la casa era vuota. I proprietari erano partiti la mattina.
Chiedono aiuto in via Serrato. Raggiungo la zona e trovo la palazzina di cinque piani accartocciata. Ci sono otto persone sotto. Gli adulti sono sono stati individuati e una donna purtroppo è deceduta. Ma all’appello mancano tre fratellini. Sono le zie a lanciare l’allarme. È una corsa contro il tempo.
La speranza non muore: ecco i primi due sopravvissuti uscire dalle macerie. Poi anche la nonna… e dopo qualche ora i vigili del fuoco liberano anche il papà. E proprio lui spiega meglio dove potevano essere i bimbi. Il fiuto dei cani e i sistemi tecnologici della protezione civile hanno fatto il resto. Sono stati individuati e stanno bene.
È una corsa contro il tempo. L’Italia e il resto del mondo si stringono nelle preghiere. Mi arrivano messaggi da Brasile, Australia, Norvegia, Africa… la notizia in poco tempo ha fatto il giro del mondo.
Sapete già il finale di questa storia. I bimbi sono salvi e stanno bene. Ma perché questi crolli con una scossa non esagerata? In quella zona di Casamicciola purtroppo persistono unità abitative e commerciali molto vecchie… qualcuna risale addirittura ai primi del novecento. Le ristrutturazioni successive sono sempre state esteriori, ma poco o niente è stato fatto alla struttura portante.
Non è mai la natura a uccidere. È sempre la mano dell’uomo a creare danni. Poteva andare peggio qui ad Ischia. Ora la sfida più bella è quella della solidarietà. La Caritas diocesana da subito si è resa disponibile e ha iniziato a raccogliere coperte, vestiti, cibo, latte. Gli albergatori hanno aperto le proprie strutture agli sfollati, l’ospedale è stato fin da subito un luogo di emergenza, ma anche di solidarietà. Questa è Ischia, questa è la vera anima dell’isola: quella che sa accogliere, ma anche mettersi a disposizione per aiutare chi è in difficoltà.
Un ultimo appello: venite a Ischia in vacanza. Tornate. Aiutate questa terra che vive solo di turismo. Gli ischitani sapranno coccolarvi e viziarvi con le tradizioni locali. Vi aspettiamo!