Is Amigus de Brunu

È malato di Sla ma fonda un gruppo musicale e lotta per i suoi diritti.
Bruno Leanza e il suo gruppo musicale

Dal 1998 Bruno Leanza è affetto da sclerosi laterale amotrofica, ovvero la Sla. Eppure dal suo letto di Sanluri, centro del Medio Campidano a una quarantina di chilometri da Cagliari, a 56 anni continua ad alimentare la sua passione per la musica. Componente del gruppo “Marmilla 76”, Bruno, grazie a un computer, rimane in contatto con il mondo.
Con il suo gruppo, Is Amigus de Brunu (Gli amici di Bruno) ha già prodotto due cd. «Ho la fortuna di avere moltissimi amici – dice – che vengono regolarmente a trovarmi. Con loro parlo, discuto, dialogo di tutto, tranne delle malattie e dei malanni. Grazie al computer posso dar vita a delle produzioni che poi gli amici propongono in diverse occasioni».
Affianco a Bruno c’è Tiziana Lai, la moglie, che fin dal primo insorgere della malattia lo sostiene. «La vita della nostra famiglia – dice Tiziana – è cambiata radicalmente con l’arrivo della seconda figlia, Alessandra. In quel periodo sono cominciati a manifestarsi i seri problemi di salute di Bruno e nel contempo dovevo far fronte alle necessità di una bimba appena nata. Lui in ospedale aveva bisogno di tutto e anche la piccola a casa. Con la forza di volontà, il sostegno di mio padre e la consapevolezza che l’amore vince tutto, sono andata avanti e appena possibile Bruno è rientrato in casa per essere seguito in famiglia».
Ma c’era un grande ostacolo, il tipo di assistenza. Così Tiziana, armata di quella determinazione che le donne sarde possiedono, si è presentata alla Asl di competenza per richiedere ciò di cui Bruno aveva bisogno, anche se il manager ha confermato la sola assistenza sanitaria e non quella di carattere sociale.
 
«Grazie però alla determinazione del presidente della Provincia del Medio Campidano – riprende Tiziana – e al progetto “Ritornare a casa”, molti malati di Sla hanno potuto lasciare le strutture sanitarie e ritornare in famiglia, come è accaduto a Bruno».
La Regione ha approvato di recente una delibera sul fondo per la non autosufficienza, stanziando 1.500.000 euro per i malati con gravi patologie degenerative in ventilazione meccanica per 24 ore, in modo da rientrare a casa lasciando le strutture sanitarie. Ai malati viene garantita l’assistenza domiciliare integrativa, le spese collegate alla malattia, il pagamento di utenze, l’adeguamento delle abitazioni e l’alimentazione differenziata. Una boccata d’ossigeno importante per i malati di Sla e per le loro famiglie, in una regione nella quale la malattia ha un tasso di incidenza tre volte superiore alla media nazionale, con percentuali spaventose nel Medio Campidano: 2 casi su 100 mila a livello mondiale, 6 a livello nazionale e ben 50 nella neonata provincia sarda. Un record negativo che ha spinto i familiari dei malati ha richiedere una serie di accertamenti ad un’università degli Stati Uniti e i cui risultati sono stati resi noti tempo addietro. Nei malati di Sla di quella zona sarebbero state in effetti trovate percentuali di metalli pesanti in quantità eccessive e fuori dai parametri di legge. Molti nella zona sospettano che l’ex fonderia di San Gavino possa essere stata veicolo di diffusione di tali metalli pesanti.
«Sono stati stanziati 150 milioni di euro per le bonifiche ma non si è mosso nulla. È necessario che si avvii tutto il prima possibile per evitare ulteriori danni a cose e persone».

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