Irrompe la vita nelle “sorelle Macaluso” di Emma Dante

Un’atmosfera carica di struggimento e di emozioni. I morti della rappresentazione ci insegnano la bellezza della vita, l’importanza dell’amore, del sorriso, della speranza.
Le sorelle Macaluso

Dice tutto, forse più di qualsiasi commento, quel lungo silenzio finale del pubblico dopo che si sono spente lentamente la musica e le luci, e il buio ha inghiottito tutti, platea e palcoscenico. L’applauso tarda ad arrivare. Per non rompere, forse, l’atmosfera carica di struggimento e di emozioni che lo spettacolo ha suscitato. Quando timidamente scatta, diventa scrosciante e liberatorio. Il rito si è compiuto. I morti della rappresentazione ci hanno insegnato la bellezza della vita, l’importanza dell’amore, del sorriso, della speranza.

Lo dice, con parole sue impartendo benevoli consigli, la madre delle sette sorelle evocata sul finale da quell’aldilà dove “vive” assieme a una delle figlie anch’essa morta ancora ragazza, e al marito, quell’uomo ancora in giovane età che alla scomparsa dell’amata moglie aveva dovuto accollarsi la gravosa e amorevole sussistenza delle sette donne. Sono le sorelle Macaluso del titolo, allegre, vitali, ma segnate da questi lutti. Emergono dal buio, vestite di nero. Marciano a schiera (quel metodo laboratoriale impartito da Emma Dante), compatte, celebrando un funerale con tanto di croce ostentata e ritmando il passo e la velocità, che sciama fino a tramutarsi in un viaggio nella memoria, nel tempo della spensieratezza in cui giocavano e sognavano pur relegate in una realtà sociale di marginalità, di precaria quotidianità.

Quei ricordi diventano, per Emma Dante, tempo presente, che si confonde col passato, come i vivi si confondono con i morti, e viceversa, senza distinzione. Diventa, per la regista e autrice de Le sorelle Macaluso, motivo di una trama semplice, che tradisce un sentimento di compassione da elaborare in una scrittura scenica forte che riporta il suo peculiare linguaggio alle radici della sua attività creativa. Quella di M’Palermu, di Vita mia, di Carnezzeria, dei quali, qui, ritroviamo alcune suggestioni.

L’abito nero con cui le interpreti emergono dal buio del fondo cede subito il posto a vestiti coloratissimi, quindi a costumi da mare. Schierate frontalmente rammentano gesti, parole, scherzi, schermaglie, avvenimenti, aneddoti, pensieri nascosti che presto si tramuteranno in rimproveri, dispetti, accuse, facendo affiorare il carattere di ognuna ed eventi che hanno segnato la loro breve esistenza. Come quel desiderio del mare, mai visto, che, il giorno della scoperta, durante l’euforia acquatica, determinerà per sempre il loro destino.

Emma Dante torna a esplorare un nucleo famigliare, a carpire le dinamiche che regolano e infrangono i rapporti parentali di un sud non solo geografico, ma dell’anima. E torna a emozionarci, con quella danza iniziale, e poi finale, nell’assolo affannoso e struggente della sorella estinta, la maggiore, che ha vissuto col desiderio irrealizzato di diventare ballerina; col duello alla maniera dell’Opera dei Pupi con tanto di spade e di scudi di latta poi deposti sul proscenio e sui quali, per tutto lo spettacolo, sono appoggiate delle croci formando delle tombe; col racconto del padre sulle fatiche per dare da mangiare alle figlie, e delle vessazioni subite; con le ironiche smorfie e l’allegro chiacchericcio tra le ragazze in quel dialetto palermitano, con l’eccezione del pugliese, che si fa lingua musicale; con l’ultimo allenamento di un esuberante nipote con la passione del calcio e di Maradona, malato di cuore, che stramazza a terra sotto lo sguardo concitato delle donne; con l’abbraccio tra marito e moglie in un girotondo senza fine che dice quanto forte sia stato, ed è ancora, il loro amore. Più forte della morte.

Otto attrici e due attori, tutti straordinari, da menzionare: Serena Barone, Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Italia Carroccio, Davide Celona, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi, Stephanie Taillandier.

“Le sorelle Macaluso”, testo e regia Emma Dante. Produzione Teatro Stabile di Napoli, Théâtre National (Bruxelles), Festival d'Avignon, Folkteatern (Göteborg), in collaborazione con Atto Unico/Compagnia Sud Costa Occidentale. Al Palladium di Roma fino al 9/2, sold-out. In tournée a: Reggio Emilia l’11 e 12; Fano, Teatro della Fortuna, il 13; Palermo, Teatro Biondo, dal 25/2 al 3/3; Torino, Fonderie Teatrali Limone Moncalieri, dal 29/4 al 4/5; Milano, Piccolo Teatro Grassi dal 6 al 18/5. L’11 e il 12/6 a Sibiu, Romania, per l’International theatre festival.

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