Iran – Italia: la diplomazia religiosa lavora contro la violenza

In occasione del 35esimo anniversario della rivoluzione che ha trasformato il Paese in repubblica islamica, Mohammad Taher Rabbani, ambasciatore presso la Santa Sede, invita ad una collaborazione contro gli estremismi, in nome dell'insegnamento di speranza e dialogo proprio di tutte le religioni monoteistiche
Il presidente iraniano Hassan Rouhani a Teheran durante le celebrazioni per l'anniversario della rivoluzione del 1979

Nella giornata dell'11 febbraio, la Repubblica Islamica dell'Iran ha festeggiato il 35esimo anniversario della rivoluzione che nel 1979 ha trasformato il Paese da monarchia a repubblica islamica. Si tratta di una scadenza importante, che l’ambasciatore dell’Iran presso la Santa Sede, S.E. Mohammad Taher Rabbani, ha voluto marcare con una conferenza stampa, nella quale si è intrattenuto con i giornalisti per affrontare problemi riguardanti la pace, l’estremismo e la violenza ed il ruolo che il dialogo può avere in tali contesti.

Il rappresentante iraniano presso la Santa Sede ha ricordato come il suo Paese si sia distinto in questi 35 anni come un  «caso unico in tutto il Golfo Persico» per la sua maturità democratica. È, infatti, andato alle urne con regolarità, cosa senza dubbio unica nel contesto del Vicino Oriente.  È in questa prospettiva che l’attuale ambasciatore ha letto anche la recente elezione di Hassan Rouhani come presidente della repubblica. Il nuovo capo di Stato ha offerto una linea di apertura per quanto riguarda i rapporti diplomatici con l’estero e, in modo particolare, con la Santa Sede, che l’ambasciatore Rabbani ha definito «un ottimo interlocutore per l’Iran».

Rabbani, giunto a Roma da pochi mesi, è stato uno dei primi diplomatici a presentare le sue credenziali nel corso del nuovo papato. Lo ha fatto il 6 maggio del 2013 ed ha tenuto a precisare che rappresenta un Paese che guarda da sempre con interesse al Vaticano. I rapporti ufficiali, infatti, risalgono a 60 anni fa, ma esistono relazioni «con la Santa Sede che vanno indietro negli anni fino al XIII secolo». L’ambasciatore ha sottolineato che papa Francesco è oggetto di grande attenzione da parte del «popolo e degli intellettuali iraniani, per via della sensibilità mostrata verso gli indigenti e per il suo forte senso di giustizia». Papa Bergoglio – ha continuato l’ambasciatore iraniano – «cerca nel suo cammino e nel suo magistero di assicurare la giustizia e combattere la discriminazione tra i popoli, sostituendo la libertà e il benessere all’autoritarismo; la pace, lo sviluppo e il progresso alla guerra e al versamento di sangue; la tolleranza alla violenza. Tutto ciò nel nome del benessere del mondo e nel rispetto della dignità umana».

L’inviato di Teheran in Vaticano ha, inoltre, parlato ai giornalisti dal suo punto di osservazione privilegiato: «In circa un anno della mia missione presso la Santa Sede, avendo avuto modo di conoscere da vicino il pensiero di papa Francesco, posso dire che egli rappresenta un prezioso patrimonio di conoscenza e di scienza religiosa nel mondo contemporaneo». L’ambasciatore ha aggiunto anche una nota personale: «Io prego quotidianamente per il Santo Padre, che Dio gli conceda salute, successo e lunga vita». Non ha escluso che, in futuro, si possa creare «una circostanza favorevole che permetta un incontro tra il Santo Padre e il presidente iraniano Hassan Rouhani».

Guardando al futuro il diplomatico iraniano ha aperto le porte a quello che ha definito una «diplomazia religiosa», nell’ambito della quale Iran e Santa Sede «possano pianificare un programma mondiale contro la violenza e l’estremismo, al fine di far prevalere il dialogo e la pace». La categoria di questa diplomazia religiosa – ha chiarito Rabbani – trova la sua ispirazione «negli insegnamenti delle religioni monoteistiche per tenere sempre aperto il canale della speranza». È una tipologia di diplomazia che potrebbe rappresentare una risposte alle criticità del mondo attuale. C’è stata da parte dell’ambasciatore l’espressione di un auspicio per una concreta collaborazione.

Il rappresentante dell’Iran, infine, ha accennato anche alle minoranze nel suo Paese, chiarendo che «in base agli articoli 12 e 13 della Costituzione iraniana, tutte le minoranze religiose possiedono alcuni diritti; la libertà di culto negli edifici religiosi, la libera associazione, la possibilità di essere giudicati secondo le loro norme religiose». In Iran, ha ricordato l’ambasciatore, ci sono cinque arcivescovi e i cristiani hanno due rappresentanti (uno della Chiesa caldea e l’altro della comunità armena) all’interno del Parlamento iraniano.

Segni importanti, dunque, da questo incontro con i giornalisti. Non si tratta solo del rapporto fra Iran a Santa Sede, sembrano delinearsi orizzonti nuovi a più ampio respiro. Ma è necessario attendere e vedere cosa il tempo ci dirà.

Nella foto il presidente iraniano Hassan Rouhani a Teheran durante le celebrazioni per l'anniversario della rivoluzione del 1979.

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